L’analisi

Bürgenstock, Putin il convitato di pietra

Il presidente russo non sarà presente alla Conferenza sulla pace ma osserverà con attenzione quello che accadrà

  • 14 giugno, 05:46
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Il presidente russo un'assenza che è comunque una presenza

  • reuters
Di: Stefano Grazioli

Al Bürgenstock ci sarà anche il classico convitato di pietra: Vladimir Putin. Benché come previsto nessun rappresentante russo sarà presente alla conferenza sulla pace, organizzata dalla Svizzera su richiesta dell’Ucraina, è inevitabile che essa si svolga comunque sotto l’occhio attento del Cremlino e l’ombra del presidente russo peserà in qualche modo sullo svolgimento dell’incontro. La proposta della conferenza è arrivata direttamente dal capo di Stato ucraino Volodymyr Zelensky, il cui piano di pace in dieci punti prevede negoziati con Mosca solo dopo il ritiro delle truppe russe dal Donbass e dalla Crimea. Se Putin ha dichiarato più volte che una conferenza di pace non ha senso senza la partecipazione della Russia, la Svizzera ha affermato che lo scopo primario è quello di sviluppare una visione comune verso una pace giusta e duratura in Ucraina, che dovrebbe costituire la base per il vero e proprio processo di pace che dovrà essere avviato in un secondo momento. Allo stesso tempo Berna è appunto assolutamente convinta che la Mosca debba essere successivamente integrata nel processo di pacificazione poiché senza la Russia esso è impensabile.

L’ombra del Cremlino

Intanto però a Bürgenstock Putin non ci sarà, ma guarderà con attenzione a distanza quello che accadrà, se e soprattutto vi sarà una dichiarazione comune finale e quali saranno i suoi contenuti. Al momento i lavori preparatori per un possibile documento sono in corso e vengono guidati e coordinati dalla Svizzera; bisognerà in ogni caso attendere la fine della conferenza per valutare il risultato. Dal Cremlino, al di là delle dichiarazioni sull’inutilità dell’incontro sul Lago dei quattro cantoni, accompagnate anche dalla propaganda che ha attaccato anche la presidente della Confederazione Viola Amherd, è stata gettata più volte sul tavolo la disponibilità a trattative con Kiev, partendo dallo status quo, vale a dire dal mantenimento dei territori occupati, dal Donbass alla Crimea, alle regioni parzialmente già annesse come quelle di Zaporizhizia e Kherson. Ipotesi sempre rifiutata dall’Ucraina, con il presidente Zelensky che da un lato ha mantenuto la stessa linea, nonostante al momento l’andamento della guerra non sia favorevole, e dall’altro ha sollevato dubbi sulla reale volontà di Putin di negoziare.

Cosa vuole la Russia?

La strategia del Cremlino è al momento doppia: da una parte, sfruttando la posizione attuale di vantaggio sul campo, continua a perseguire gli obbiettivi militari tentando di allargare il perimetro delle regioni già occupate, mettendo pressione soprattutto sul fronte orientale; dall’altra parte si dice appunto disposto al dialogo, ma alle proprie condizioni, che sono quelle dettate dalla situazione sul terreno, al momento favorevole. Il piano di Zelensky è dunque rifiutato in partenza, proprio perché giudicato irrealistico. L’obbiettivo di Putin in questa guerra, oltre a quello di accelerare la modificazione degli equilibri geopolitici mondiali con lo spostamento del baricentro verso lo spazio euroasiatico e il sud del mondo, è quello di ridurre l’Ucraina a uno stato cuscinetto tra la Russia e la NATO, mantenendo il controllo di quello che è considerato uno spazio di influenza vitale e non cedibile. Da questa prospettiva la conferenza sul Bürgenstock, che discuterà essenzialmente i tre punti della sicurezza nucleare, alimentare e le questioni umanitarie, ha per Mosca poco significato, ma anche il Cremlino potrà trarre qualche conclusione se in Svizzera verranno messe le basi per quello che sarà il futuro processo di pace che anche secondo le intenzioni di Berna dovrà coinvolgere comunque direttamente la Russia.

L’alleanza Mosca-Pechino

Dopo la rielezione, il rimpasto governativo, con il cambio principale al ministero della Difesa e l’arrivo del tecnocrate Andrei Belousov, la verticale del potere stabilizzata e la guerra di attrito che pare logorare più l’Ucraina che la Russia, Putin pare aver rafforzato la propria posizione sia all’interno che all’esterno, aiutato su questo versante anche dal principale alleato Xi Jinping, l’altro grande assente all’incontro sul Bürgenstock. Berna ha comunicato di essere come Pechino dell’avviso che la conferenza debba consentire una discussione equa di tutti i piani di pace, che i paesi del sud globale debbano essere coinvolti; la Cina ha già pubblicato lo scorso anno un documento in cui esprime la propria posizione e che ha trovato il favore della Russia, proprio perché vuole favorire trattative partendo dallo status quo, e rigettato invece dall’Ucraina per la stessa ragione. L’alleanza tra Mosca e Pechino, che dall’inizio del conflitto non si è allentata, ma rafforzata, è uno dei fattori principali con cui dovranno fare i conti gli attori in gioco sul lato occidentale, sulla via del reale processo di pacificazione che potrebbe essere avviato dopo la conferenza in Svizzera.

Bürgenstock: i preparativi continuano

Telegiornale 10.06.2024, 20:00

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