L'ultimatum del Governo spagnolo al presidente catalano Carles Puigdemont - prima dell'attivazione dell'articolo 155 della Costituzione, che tradotto vuol dire il commissariamento della regione - è slittato a giovedì alle 10 del mattino, ma intanto nel paese sale la tensione.
Il "President" ha risposto al primo ultimatum del premier Mariano Rajoy che scadeva oggi alle 10 ma non con quel "sì" o "no" che esigeva Madrid alla domanda se aveva dichiarato o meno la settimana scorsa l'indipendenza della Catalogna. Nella risposta ha glissato sulla questione, chiedendo di nuovo un dialogo con Madrid, una riunione urgente con il premier spagnolo e la fine della "repressione" in Catalogna.
Madrid ha dichiarato "non valida" la risposta. E Rajoy, a sua volta, gli ha scritto confermando l'ultimatum definitivo di giovedì, termine ultimo perché il leader catalano "rettifichi".
Secondo Tv3, il "Govern" a questo punto potrebbe non rispondere. A tre giorni dallo scadere del secondo ultimatum, insomma, il clima è di nuovo elettrico. E nel fronte indipendentista molti chiedono una fuga in avanti. La sinistra della Cup, parte di ERC del vicepresidente Oriol Junqueras e dell'ANC sono infatti per una proclamazione immediata della "Repubblica di Catalogna".
Inoltre un giudice spagnolo ha ordinato l'arresto dei presidenti delle due grandi organizzazioni indipendentiste della società civile catalana ANC e Omnium, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, che sono accusati di "sedizione" per le manifestazioni pacifiche di Barcellona il 20 e il 21 settembre.
In seguito delle concentrazioni spontanee di protesta e delle "caceroladas" contro gli arresti si sono svolte in diversi comuni della Catalogna. La gente si è riunita davanti ai municipi con bandiere indipendentiste.
ats/joe.p.