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Cessate il fuoco a Gaza, veto statunitense

Washington ancora una volta blocca una risoluzione del Consiglio di sicurezza proposta dai 10 membri non permanenti - Tutti gli altri Paesi avevano votato a favore

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Il testo era stato negoziato a lungo e ammorbidito per evitare il veto: non è bastato

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Di: AFP/Reuters/ANSA/pon 

Gli Stati Uniti hanno messo il veto mercoledì a una risoluzione presentata dopo settimane di negoziati dai dieci membri non permanenti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per chiedere “un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente” nella Striscia e “il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi”, ma anche “un ingresso sicuro e senza ostacoli di assistenza umanitaria su larga scala”. Tutti gli altri 14 membri dell’organo si erano espressi a favore.

La bozza aveva subito modifiche sostanziali per cercare di evitare lo stop imposto da Washington, in particolare con l’eliminazione del riferimento al Capitolo 7 della Carta dell’ONU, che avrebbe permesso in caso di violazione l’adozione di misure come le sanzioni. Ciononostante Israele aveva definito il documento “vergognoso” e la Casa Bianca ha provveduto a bloccarlo con un intervento che per l’ambasciatore palestinese alle Nazioni Unite, Majed Bamya, “non ha alcuna giustificazione possibile”.

Non c’è pace dunque per la Striscia, dove un nuovo raid israeliano ha ucciso almeno sette persone in un’area designata come umanitaria di Khan Yunis. Se si sommano le vittime di altri attacchi, il bilancio sale a una trentina. Mentre Washington impediva l’adozione della risoluzione, il suo emissario in Medio Oriente Amos Hochstein ha annunciato un viaggio in Israele dopo aver fatto progressi in Libano sulle condizioni di una tregua sul fronte libanese, che porti al ritiro delle truppe dello Stato ebraico dal Paese dei cedri, dove dall’ottobre del 2023 i morti sono 3’558 (18 mercoledì), più 79 militari e 46 civili israeliani.

I dirigenti libanesi rifiutano però l’ipotesi che, anche in caso di tregua, Israele possa continuare a colpire Hezbollah, come pretende il premier Benjamin Netanyahu. D’altra parte, nemmeno il movimento sostenuto dall’Iran sembra propenso a far tacere le armi: il suo nuovo capo Naim Qasseem in un ricorso preregistrato ha affermato che non sottoscriverà nessuna intesa che non preveda esplicitamente il rispetto della sovranità territoriale libanese. Anzi, minaccia di colpire Tel Aviv in risposta ai bombardamenti sul centro di Beirut.

L’aviazione israeliana ha colpito intanto mercoledì anche in Siria, a Palmira, causando almeno 36 morti.

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Medio Oriente, ancora vittime nel conflitto

Telegiornale 12.11.2024, 12:30

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