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Cina, ruolo centrale per il presidente Xi

L'attuale numero uno esce con maggiore forza dal Congresso del partito comunista cinese che inserisce nella sua Costituzione l'opposizione all'indipendenza di Taiwan

  • 22 ottobre 2022, 11:56
  • 20 novembre, 14:41
Il presidente cinese Xi Jinping

Il presidente cinese Xi Jinping

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Di: ATS/ANSA/AFP/Swing 

Il Partito comunista cinese (PCC) ha concluso, oggi sabato, il suo Congresso a Pechino, che incorona (domani l'ufficializzazione) il presidente Xi Jinping con un terzo mandato. "Osate lottare per la vittoria", ha detto Xi al termine della cerimonia di chiusura al Palazzo del Popolo. Durante i lavori sono stati accettati diversi emendamenti alla Costituzione del partito; in particolare consolidando lo status di Xi (e del suo pensiero politico) come "nucleo e figura centrale" del partito. Da quando è diventato il numero uno del Paese alla fine del 2012, Xi Jinping ha accumulato potere ai vertici della Cina e ha guidato un rafforzamento dell'autorità del regime.

"Questo terzo mandato porrà fine a tre decenni di transizione del potere (sorvegliato) in Cina", osserva Neil Thomas, analista dell'Eurasia Group. Per rimanere al potere, nel 2018 l'uomo forte di Pechino ha fatto rimuovere dalla Costituzione il limite di due mandati. Xi Jinping, 69 anni, può quindi teoricamente presiedere la Repubblica Popolare a vita.

Il Congresso, il 20° dalla fondazione del PCC nel 1921, è però giunto in un momento delicato per la Cina, che sta affrontando un rallentamento della crescita a causa delle ripetute serrate dovute alla pandemia di coronavirus e delle tensioni diplomatiche con l'Occidente. La strategia "zero Covid" dovrebbe quindi continuare nonostante le sue conseguenze dannose sull'economia e la crescente esasperazione della popolazione nei confronti dei lockdown. Lontano dalla diplomazia cauta dei suoi predecessori, Xi Jinping dovrebbe far sentire ancora di più la voce della Cina. Anche se ciò significa aumentare le tensioni con il grande rivale americano.

Rimescolamento delle carte nel gruppo dirigente

Per una settimana, circa 2'300 delegati scelti dai vari organi del partito si sono riuniti a porte chiuse a Pechino, con il compito di rimescolare il gruppo dirigente del partito e tracciare la direzione futura del Paese. Infatti sono stati esclusi dal nuovo Comitato centrale quattro degli attuali membri: si tratta del premier Li Keqiang, del numero tre del partito Li Zhanshu, di Han Zheng (attuale vice premier) e di Wang Yang (presidente della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, un'assemblea priva di poteri decisionali), considerato alla vigilia uno dei possibili candidati a raccogliere la premiership nel nuovo quinquennio. Il nuovo Comitato permanente sarà composto da "una maggioranza di personalità fedeli a Xi Jinping", ipotizza Nis Grünberg del Mercator Institute for China Studies (Merics) di Berlino.

Nuovo premier

A marzo la Cina cambierà anche il primo ministro dopo l'uscita di scena dell'attuale premier Li Keqiang. Tra i nomi indicati per sostituirlo: Wang Yang, considerato una delle voci più liberali del PCC, o l'attuale vicepremier Hu Chunhua. Anche Li Qiang, capo del partito a Shanghai, viene preso in considerazione nonostante la sua gestione caotica del lockdown della megalopoli la scorsa primavera.

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Xi Jimping: dal congresso un discorso sulla Cina di domani

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Il nodo di Taiwan

Il Partito comunista cinese ha sancito, durante i lavori congressuali, ancora una volta la sua ferma opposizione all'indipendenza di Taiwan. Il principio è stato inserito nella carta dello stesso PCC. In una nota diffusa al termine dei lavori si legge che il "Congresso accetta di includere nella Costituzione del partito la sua opposizione risoluta per scoraggiare i separatisti che cercano l'indipendenza di Taiwan".

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