Sono quasi 50’000 i civili sfollati a causa dei combattimenti nel nord della Birmania, dove un’alleanza armata di gruppi di minoranze etniche ha lanciato, alla fine di ottobre, una grande offensiva contro la giunta militare al potere nel Paese. Lo hanno reso noto venerdì le Nazioni Unite. “Al 9 novembre, quasi 50’000 persone nello Stato Shan (nord) sono state costrette a spostarsi”, ha dichiarato l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari.
Secondo gli analisti, i combattimenti, scoppiati vicino al confine con la Cina, rappresentano una minaccia militare per i generali al potere di dimensioni mai viste a partire dal colpo di Stato del 2021.
Myint Swe, il presidente birmano sostenuto dalla giunta, in un discorso trasmesso giovedì dai media statali, ha parlato del rischio di implosione del Paese se l’esercito non riuscisse a ripristinare la stabilità.
Lo scarso accesso ai mezzi di comunicazione in questa regione dominata da giungla e montagne rende difficile verificare il numero di vittime legate ai combattimenti. Le principali strade che portano a Lashio, la più grande città settentrionale dello Stato Shan dove la giunta ha un importante centro di comando, sono chiuse o bloccate dall’esercito o dai suoi oppositori, secondo le Nazioni Unite, che hanno deplorato la carenza di generi alimentari essenziali e l’aumento dei prezzi. Anche l’aeroporto della città è chiuso.
Fuori Lashio, i servizi internet e telefonici sono stati interrotti, ostacolando qualsiasi risposta umanitaria da parte dei gruppi locali, già penalizzati dalle restrizioni sui trasporti e sul possesso di contanti, secondo il rapporto ONU.
I combattimenti sono in corso anche nella città di Hsenwi, a nord di Lashio, secondo un’altra fonte anonima dell’AFP.
L’unione formata dall’Esercito di Liberazione Nazionale Taaung (TNLA), dall’Esercito Arakan (AA) e dall’Alleanza Nazionale Democratica del Myanmar (MNDAA) ha affermato di aver conquistato decine di postazioni militari e diverse strade. In particolare, questi gruppi hanno preso il controllo della città di confine di Chinshwehaw, strategica per il commercio con la Cina, principale partner commerciale della Birmania. La giunta ha confermato la perdita del controllo sulla città in una delle sue poche comunicazioni dall’inizio dell’attacco.
RG 12.30 del 10.11.23 - La corrispondenza di Loretta Dalpozzo
RSI Info 10.11.2023, 12:28
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Gli oleodotti che attraversano lo Stato Shan per trasportare petrolio e gas dal Golfo del Bengala alla Cina “non sono stati colpiti” dai combattimenti, ha dichiarato venerdì un portavoce del Ministero degli Esteri cinese. I gruppi etnici avevano già assicurato che non li avrebbero danneggiati.
Pechino, uno dei principali fornitori di armi alla giunta, ha confermato martedì che ci sono state diverse vittime cinesi durante gli scontri in Birmania, senza specificare se siano state uccise o ferite.
Gli scontri in corso tra l’esercito e i suoi oppositori in due regioni limitrofe, Sagaing e Kachin, hanno causato lo sfollamento di altre 40’000 persone dall’inizio di novembre, secondo le Nazioni Unite.
Per diversi decenni, le regioni di confine della Birmania sono state teatro di scontri tra l’esercito e i gruppi etnici per il controllo delle ricchezze naturali e delle risorse legate a traffici che vanno dalla droga ai casinò e alle truffe online, sullo sfondo di richieste di autonomia politica.
Alcuni movimenti etnici hanno anche contribuito ad addestrare ed equipaggiare gruppi di opposizione armata, le Forze di Difesa del Popolo (PDF), che si sono formate in seguito al colpo di Stato. All’inizio di questa settimana, diversi gruppi armati di opposizione politica hanno annunciato la conquista della città di Kawlin, nel nord della regione di Sagaing.
La regione di Sagaing, dominata dall’etnia maggioritaria Bamar e ritenuta una riserva di soldati per l’esercito, è diventata un bastione di resistenza alla giunta. Decine di gruppi delle PDF sono attivi in questa provincia, dove l’esercito è accusato di bruciare villaggi e massacrare gli abitanti.