“È più facile ricostruire Notre Dame che fare un preventivo”, ironizzava giovedì la testata berlinese Tagesspiegel, all’indomani della sfiducia al Governo francese di Michel Barnier, caduto dopo appena tre mesi (record negativo nella storia della Quinta Repubblica) senza aver raggiunto il principale scopo prefissato, quello di far passare il budget del 2025. Emmanuel Macron viene additato dalla stampa europea come il grande responsabile di questa situazione: ha nominato un capo del Governo uscito da un partito minoritario - battuto nelle ultime elezioni in cui avevano primeggiato gli estremi - “pensando che questo facilitasse l’approvazione di misure impopolari”, analizza lo spagnolo El Pais.
Misure impopolari che ora toccheranno al successore di Barnier per riportare i conti francesi dentro il corsetto dei cosiddetti parametri di Maastricht. Il patto di stabilità è di nuovo d’attualità dopo la sospensione per la pandemia e all’inizio del conflitto ucraino: 3% del PIL di disavanzo annuale massimo, 60% del PIL di debito pubblico, per quanto con la riforma approvata all’inizio di quest’anno sia stata concessa maggiore flessibilità, in particolare negli investimenti, e sia stato “ammorbidito” il rientro per chi sfora.
La Francia spende 60 miliardi di euro l’anno per gli interessi del proprio debito, ha detto in Parlamento Barnier. Oggi viene definita “la pecora nera” europea per i suoi conti. Ma cosa dicono i numeri? Parigi non rispetta né l’uno né l’altro dei criteri citati in precedenza. Il debito ha superato nel secondo trimestre i 3’200 miliardi di euro. Il disavanzo pubblico che era del 5,5% nel 2023, invece di tornare sotto il 5% come nelle intenzioni e previsioni, per questo 2024 dovrebbe attestarsi poco oltre il 6% e il 2025 è ora avvolto nell’incertezza. Alla fine dello scorso anno, quel 5,5% non era il dato peggiore in Europa: in un contesto in cui oltre le metà degli Stati che hanno adottato l’euro non erano in linea con le esigenze, l’Italia faceva comunque peggio, così come Ungheria e Romania che non fanno parte dell’Unione monetaria.
Tracciamo un paragone con la Penisola: rispetto all’Italia, la Francia ha anche un debito pubblico inferiore, a fine 2023 si attestava appena sotto il 110% del PIL, contro il quasi 135% registrato a Roma, in un contesto in cui solo una minoranza dei Ventisette risultava pronta al ritorno delle regole. Tanto che in luglio l’UE aveva aperto una procedura d’infrazione per deficit eccessivo nei confronti di sette Paesi, per il mancato rispetto del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, più un ottavo, la Romania, per il quale una procedura era già in corso.
Anche la Francia era fra i Paesi per i quali la procedura era stata aperta, ma perché la sua situazione oggi è diversa da quella italiana? A fine novembre la Commissione europea ha approvato il “piano pluriennale di rientro” sia per Parigi che per Roma, entrambe promosse (insieme ad altri sei dei 20 Paesi dell’Eurozona, Grecia, Cipro, Lettonia, Slovenia, Slovacchia e Croazia) anche per la manovra di bilancio. Il problema, però, è che la legge di bilancio francese non ha retto all’esame del Legislativo.
Barnier chiedeva sacrifici, 60 miliardi di euro l’anno fra minori uscite e maggiori entrate. Ora Marine Le Pen, che con il suo Rassemblement National ha contribuito a farlo cadere, promette che “lascerà lavorare” il prossimo premier per la costruzione “di un budget che soddisfi gli interessi di tutti”. Ma le sue “linee rosse” non si toccano e la fine dell’anno si avvicina. I mercati per ora non disperano, lo spread francese (il differenziale fra il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni in confronto con quelli tedeschi) resta inferiore a quello italiano ma comunque elevato: per finanziarsi Parigi paga un interesse di oltre 7 decimi di punto superiore a quello della Germania. In novembre era arrivato brevemente a superare anche quello della Grecia, che quel termine inglese lo aveva fatto conoscere suo malgrado al mondo durante la crisi del debito di una quindicina di anni fa.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/economia/Debito-pubblico-ossessione-o-pericolo-concreto--2058918.html
Francia, crisi politica
Telegiornale 05.12.2024, 20:00
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