L’Europa, dal punto di vista economico, sta perdendo terreno rispetto agli Stati Uniti e sta diventando sempre più dipendente dalla Cina, ha avvertito lunedì Mario Draghi. Nel suo atteso rapporto l’ex presidente della Banca centrale europea (BCE) ed ex premier italiano ha raccomandato, in particolare, l’emissione di un nuovo debito comune per finanziare meglio l’innovazione, la transizione verde e la difesa.
Servono 800 miliardi l’anno, più del Piano Marshall
“La necessità di investimenti è enorme”, ha insistito in una conferenza stampa a Bruxelles, citando la cifra di 750-800 miliardi di euro all’anno (più del Piano Marshall USA che sostenne l’Europa dopo la Seconda guerra mondiale).
“L’UE deve veramente temere per la propria sopravvivenza”
In occasione della presentazione del rapporto alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, Draghi ha chiesto un “cambiamento radicale” verso una maggiore integrazione europea e una minore complessità burocratica. “Per la prima volta dai tempi della Guerra Fredda, (l’Unione Europea) deve veramente temere per la propria sopravvivenza e la necessità di una risposta unitaria non è mai stata così grande”, ha dichiarato.
Attuare il rapporto o morire? “Più che altro direi attuare il rapporto o rassegnarsi a una lenta agonia”, ha detto Draghi rispondendo a una domanda durante la presentazione del testo. “L’immagine di una morte immediata è ingannevole, ci troveremo in uno scenario di una società che si riduce, anche dal punto di vista demografico. Vi faccio un esempio: il reddito disponibile negli USA è raddoppiato negli ultimi 20 anni rispetto all’Europa, e potrei continuare”.
L’’UE dovrebbe “continuare a emettere strumenti di debito comuni”
Dopo il successo dello storico piano di rilancio post-COVID 19 da 800 miliardi di euro, l’UE dovrebbe “continuare a emettere strumenti di debito comuni per finanziare progetti di investimento comuni volti ad aumentare la competitività e la sicurezza dell’UE”, ha affermato Draghi, sottolineando il “divario” economico che si è ampliato con gli Stati Uniti e la necessità di affrancarsi in parte dalla Cina per sviluppare le energie rinnovabili.
Innovazione, decarbonizzazione e competitività
L’Europa dovrà “accelerare l’innovazione”, in particolare nel settore digitale, lanciare un “piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività” e ridurre la sua dipendenza da alcune materie prime e tecnologie chiave dominate dai cinesi.
Tuttavia, l’idea di un nuovo prestito congiunto, sostenuto dalla Francia, rimane una linea rossa per molti Paesi del Nord Europa, come Germania e Paesi Bassi, che temono di dover contribuire maggiormente per compensare le carenze dei Paesi dell’Europa meridionale.
Mario Draghi riconosce che un tale progetto sarà possibile solo “se saranno soddisfatte le condizioni politiche e istituzionali”. Innanzitutto, sottolinea la necessità di mobilitare il capitale privato per finanziare l’innovazione attraverso la creazione di una vera e propria “Unione dei mercati dei capitali”. Il prestito comune “è uno strumento tra gli altri, non è un obiettivo in sé”, ha spiegato.
La critica all’aumento del ricorso agli aiuti pubblici nazionali
Ha inoltre criticato l’aumento del ricorso agli aiuti pubblici nazionali, che negli ultimi anni ha favorito le imprese dei grandi Paesi a scapito di quelle più piccole. “Questo non ha fatto altro che aumentare la frammentazione del mercato unico”, ha deplorato.
“Dal 2000 il reddito reale disponibile pro capite è aumentato quasi del doppio negli Stati Uniti rispetto all’Europa”, avverte l’ex presidente della Banca centrale europea (BCE) nel documento di 400 pagine commissionato da Ursula von der Leyen. Quest’ultima ha dichiarato che le proposte di Draghi “si rifletteranno” nelle linee guida della nuova Commissione per i prossimi cinque anni, quando questa settimana presenterà la sua nuova squadra, ma non ha ripreso l’idea di un debito comune, facendo invece riferimento a “contributi nazionali” o a nuove “risorse proprie” per alimentare il bilancio dell’UE.
Il rallentamento della produttività minaccia il modello sociale
L’Unione europea è impantanata nella stagnazione economica da un anno e mezzo e ha superato la crisi causata dalla pandemia del 2020 meno bene degli Stati Uniti, come già accaduto per la crisi finanziaria del 2008. Draghi sottolinea che questo stallo è “dovuto principalmente al rallentamento più marcato della produttività in Europa” e rappresenta una minaccia per il suo modello sociale.
Una sfida esistenziale
“Se l’Europa non riesce a diventare più produttiva, saremo costretti a fare delle scelte. Non saremo in grado di diventare leader nelle nuove tecnologie, un modello di responsabilità climatica e un attore indipendente sulla scena mondiale. Non saremo in grado di finanziare il nostro modello sociale. Dovremo ridimensionare alcune, se non tutte, le nostre ambizioni. È una sfida esistenziale”, sottolinea.
Un piano per l’industria automobilistica e più cooperazione negli armamenti
Tra una serie di misure, Draghi raccomanda lo sviluppo di una “strategia comune di ricerca”, lo sviluppo di mercati azionari europei per facilitare le offerte pubbliche iniziali al pubblico (IPO) delle aziende innovative, la creazione di una “Unione dell’energia”, un sostegno mirato alla produzione di alcune tecnologie pulite, un piano d’azione per l’industria automobilistica e una cooperazione ancora maggiore sull’innovazione nel campo degli armamenti.
Senza Big Tech l’economia UE paragonabile a USA
“Abbiamo fatto un esperimento, abbiamo rimosso il settore dell’high tech negli USA e abbiamo comparato nuovamente l’economia degli Stati Uniti e dell’UE a abbiamo visto che in quel caso sono paragonabili e anzi, la produttività nell’UE sarebbe leggermente meglio. Dunque la chiave è nell’high tech e nell’innovazione”, ha spiegato Draghi.
Nel settore delle auto, guardando alla transizione verde e al previsto stop ai motori a diesel e a benzina nel 2035, nell’UE si è verificato “un grave disallineamento” tra le richieste all’automotive e l’installazione delle colonnine di ricarica per le auto elettriche, ha detto Draghi. “Il sistema europeo di scambio di quote di emissione (Ets) è stata una misura importante per ridurre le emissioni, efficace”, ha evidenziato Draghi, mettendo tuttavia in luce a più riprese la necessità di “assicurarsi che tutte le politiche siano allineate: le politiche climatiche con le politiche industriali, quelle industriali con quelle commerciali, e così via”.
"Piano Draghi" : il commento in diretta da Bruxelles
Telegiornale 09.09.2024, 20:00
Draghi chiede a Bruxelles centinaia di miliardi di investimenti per salvare l'UE
SEIDISERA 09.09.2024, 18:28
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