Filippo Turetta, il 23enne reo confesso del femminicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin con 75 fendenti, avvenuto l’11 novembre 2023, è stato condannato martedì dai giudici della Corte d’Assise di Venezia alla pena dell’ergastolo. Ha ascoltato la lettura della sentenza a testa bassa, e occhi chiusi, senza alcuna reazione apparente.
Italia: ergastolo per Filippo Turetta
Telegiornale 03.12.2024, 20:00
Il “processo-lampo” ha visto il giovane alla sbarra con accuse di omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà, dal rapporto affettivo e dallo stalking. Il collegio ha escluso le aggravanti della crudeltà e del reato di minacce, previsto dall’articolo 612 bis del codice penale, unificati dal vincolo della continuazione. Oltre alle interdizioni di legge, è stato disposto un risarcimento alle parti civili con il pagamento di una provvisionale di 500mila al padre Gino Cecchettin, 100mila ciascuno ai fratelli Elena e Davide, 30mila ciascuno alla nonna Carla Gatto e allo zio Alessio, oltre alle spese di costituzione legale. Le motivazioni verranno depositate entro 90 giorni.
Maggiore consapevolezza dopo il caso Cecchettin
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Il pubblico ministero Andrea Petroni, il 25 novembre scorso aveva chiesto la condanna all’ergastolo, senza isolamento diurno. “E’ difficile credere a null’altro che a un omicidio premeditato, testimoniato da tutti gli elementi raccolti, non perché forniti da Filippo, ma recuperati attraverso l’attività di indagine dalle memorie dei vari dispositivi elettronici”, aveva affermato. Nell’ultima udienza, il 26 novembre, il difensore dell’imputato ha cercato di smontare proprio le tesi della pubblica accusa sul riconoscimento delle aggravanti, con l’intento di evitare l’ergastolo al suo cliente. Le aggravanti sono state escluse ma è arrivato comunque l’ergastolo.
La reazione di Gino Cecchettin dopo la sentenza
“La mia sensazione è che abbiamo perso tutti come società. Non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri o domani. È una sensazione strana, pensavo di rimanere impassibile”. Lo ha detto ai giornalisti Gino Cecchettin, dopo la lettura della sentenza nei confronti di Filippo Turetta. “È stata fatta giustizia - ha aggiunto - la rispetto, ma dovremmo fare di più come esseri umani. La violenza di genere va combattuta con la prevenzione, con concetti forse un po’ troppo lontani. Come essere umano mi sento sconfitto”.
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La morte di Giulia è diventata un punto di svolta nella percezione civile e culturale e nella lotta ai femminicidi con una vicenda e un’indagine che hanno coinvolto come poche altre la vita nazionale italiana ma non solo. Il clamore mediatico, l’indignazione e la eco delle manifestazioni pubbliche hanno travalicato i confini italiani.
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