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G7, il fantasma della Cina e qualche sorpresa

Secondo Sunak, Pechino "costituisce il maggiore challenge della nostra epoca". E dopo mesi di silenzio, anche Lula condanna la violazione dell'integrità territoriale ucraina

  • 21 maggio 2023, 11:15
  • 20 novembre, 11:15
Il presidente Lula condanna la violazione dell'integrità territoriale ucraina da parte di Mosca

Il presidente Lula condanna la violazione dell'integrità territoriale ucraina da parte di Mosca

  • Keystone
Di: AFP/AP/EnCa 

La terza e ultima giornata del summit dei Paesi del G7, allargato da sabato anche ad altre nazioni, è vissuta sui colloqui incentrati soprattutto sulla "minaccia" costituita dalla Cina su scala internazionale - non solo in merito al commercio - e sulla situazione in Ucraina. Come già era avvenuto al suo arrivo in Giappone sabato, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto domenica al G7 in Giappone ancora nuovo sostegno diplomatico e militare per l'Ucraina sia con i suoi alleati, sia con quei Paesi che finora si sono rifiutati di condannare l'invasione russa, come India e Brasile.

In merito alla Cina, è stata netta la posizione evidenziata da Londra, per la quale Pechino rappresenta la sfida più grande al mondo per la sicurezza e la prosperità, anche se le altre economie leader non dovrebbero cercare di sganciarsi totalmente da essa, ha dichiarato il primo ministro britannico Rishi Sunak. A suo avviso "la Cina costituisce il maggiore challenge della nostra epoca per la sicurezza e il benessere su scala mondiale. È sempre più autoritaria in sempre più autoritaria in patria e assertiva all'estero", ha dichiarato Sunak ai giornalisti al termine del vertice del G7 a Hiroshima.

Sunak ha dichiarato che la Gran Bretagna e gli altri Paesi del G7 perseguiranno un approccio comune proprio per contrastare le sfide poste dalla Cina: "Si tratta di ridurre i rischi, non di staccarsi da essa", ha dichiarato Sunak. "Con il G7 stiamo adottando misure per impedire a Pechino di usare coercizione economica per interferire negli affari sovrani degli altri Stati", ha aggiunto.

E mentre il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato domenica un nuovo pacchetto di armi e munizioni statunitensi all'Ucraina da 375 milioni di dollari durante un incontro con il suo omologo ucraino, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha assicurato che il suo Paese sarà tra i principali istruttori dei piloti ucraini sui moderni caccia occidentali.

Dal canto suo , il primo ministro indiano Narendra Modi ha garantito a Zelensky che l’India farà "tutto il possibile" per trovare una soluzione al conflitto scatenato dai russi in Ucraina. "Comprendo pienamente la sua sofferenza e quella del popolo ucraino. Posso assicurarle che per trovare una soluzione l'India e io personalmente faremo tutto il possibile", ha precisato Modi a Zelensky.

A sostenere Kiev si è delineato (piuttosto inaspettatamente), domenica, il capo di Stato brasiliano Inacio Lula da Silva, il quale ha “condannato la violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina”, allungando così la lista degli Stati che bacchettano Mosca per l'invasione della nazione confinante in atto da 452 giorni.

In un discorso letto alla sessione dei lavori intitolata 'Verso un mondo pacifico, stabile e prospero'. Lula è tornato a criticare l'attuale composizione del Consiglio di sicurezza dell'ONU, sostenendo che "i meccanismi multilaterali per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti non funzionano più". Su Twitter il leader brasiliano è poi tornato a parlare di pace affermando che i combattimenti "aumentano la sofferenza umana, la perdita di vite umane e la distruzione di case".

Si tratta di un aspetto sorprendente, considerato che il leader brasiliano non aveva mai espresso ili benché minimo sostegno agli ucraini dall'inizio del conflitto e lo si considerava più allineato verso l'azione di Mosca.

Zelensky e la "papera" sulla situazione a Bakhmut

Volodymyr Zelensky a margine del vertice, è stato al centro di un malinteso che ha suscitato scalpore. Il fatto è legato a una dichiarazione che il presidente di Kiev avrebbe fatto a giornalisti. Secondo varie fonti, alla domanda se le forze ucraine stessero ancora resistendo o se la Russia avesse preso la città, Zelensky avrebbe risposto in modo ambivalente e poi avrebbe aggiunto: "Dovete capire che non c'è niente" lì. "Oggi Bakhmut è solo nei nostri cuori". La cosa ha indotto molti a pensare che quindi la città nel Donbass fosse stata catturata definitivamente dalla Russia.

Tuttavia, il portavoce di Zelensky ha precisato che il presidente ucraino ha invece negato la caduta di Bakhmut. Serhii Nykyforov, infatti, ha riferito che le dichiarazioni del presidente ucraino in merito a Bakhmut volevano indicare che la città non è caduta in mano ai russi. "In quanto alle risposte del presidente dell'Ucraina alle domande su Bakhmut. Domanda del giornalista: - I russi dicono che hanno preso Bakhmut. Risposta del Presidente: - Penso di no. In questo modo il presidente ha negato la cattura di Bakhmut", ha scritto Nykyforov in un messaggio su Facebook.

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Il G7 a Hiroshima

Telegiornale 20.05.2023, 20:00

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