A mezz’ora di automobile dalla città di Columbus, in Ohio, la multinazionale statunitense Intel sta costruendo due giganteschi impianti per lo sviluppo e la fabbricazione di microchip di ultima generazione. Gli stabilimenti dovrebbero diventare operativi nel 2026 e dare lavoro a circa 12 mila persone. In tutto, Intel investirà nel progetto una cifra superiore ai 100 miliardi di dollari.
Con questa iniziativa – che beneficia anche del CHIPS Act firmato nell’aprile 2022 dal presidente Joe Biden – gli Stati Uniti vogliono cercare di riprendersi la leadership mondiale nella produzione di semiconduttori, i circuiti integrati che fanno funzionare non soltanto gli smartphone, ma da cui dipende anche l’efficacia militare di un esercito: la capacità dell’Ucraina di resistere al più forte esercito russo è legata proprio all’impiego di armi di produzione occidentale che utilizzano microchip più avanzati, di cui Mosca non dispone. Ecco che allora in gioco in questa “guerra dei microchip” è il predominio tecnologico, geopolitico e militare dei prossimi decenni.
Chris Denis è docente in un corso sui semiconduttori sponsorizzato dalla Intel presso il Columbus State Community College
Lo scontro per il controllo sulla filiera produttiva dei microchip vede in prima le due principali potenze economiche del pianeta, gli Stati Uniti e la Cina, con sullo sfondo il nodo di Taiwan, dove negli stabilimenti del gigante TSMC viene prodotto il 90% dei microchip più sofisticati.
E uno dei fronti di questa guerra tecnologica passa anche dall’Ohio, dalla nuova Silicon Valley che sta sorgendo nel Midwest americano. Qui la multinazionale Intel – che detiene un quasi monopolio nella produzione di microprocessori per PC – sponsorizza borse di studio per formare la sua futura manodopera qualificata. Una grande opportunità professionale per migliaia di giovani della regione.