La polizia per la sicurezza nazionale di Hong Kong ha emesso una taglia di un milione di dollari di Hong Kong (114'600 franchi) su 8 personalità note, vicine al movimento pro-democrazia dell'ex colonia britannica.
Sulla lista di proscrizione compaiono i nome degli ex deputati Ted Hui e Dennis Kwok, degli attivisti Nathan Law, Anna Kwok, Elmer Yuen, Mung Siu-tat e Finn Law, e dell'avvocato Kevin Yam: a carico di tutti e otto ci sono addebiti legati alla collusione "con forze straniere per mettere in pericolo la sicurezza nazionale", un reato che comporta la pena fino all'ergastolo. Alcuni sono stati anche accusati di sovversione, istigazione alla sovversione e secessione.
Dopo l'adozione di Pechino di norme restrittive per reprimere il dissenso popolare del 2019 a favore di riforme democratiche, i ricercati sono fuggiti dalla città e hanno cercato riparo all'estero, trovandolo in Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia. Sul loro esilio si è pronunciato John Lee Ka-Chiu, capo dell'esecutivo di Hong Kong, dichiarando ai giornalisti: "L'unico modo per porre fine al loro destino di fuggitivi, che saranno braccati per il resto della loro vita, è arrendersi".
Reazioni dal mondo anglossassone
Non si sono fatte attendere le reazioni internazionali. Tra i primi paesi a reagire c'è stata l'Inghilterra, che ha dato ospitalità ad alcuni dei ricercati, stando al quale "Londra difenderà sempre il diritto universale, la libertà di espressione e coloro che si battono per questi principi". Pechino non ha gradito la presa di posizione britannica e ha espresso "forte insoddisfazione e ferma opposizione nei confronti di alcuni politici britannici", accusandoli di dare "apertamente rifugio ai fuggiaschi". A riguardo, l'ambasciata cinese a Londra ha parlato di una "flagrante interferenza" nello stato di diritto di Hong Kong.
Anche gli Stati Uniti hanno preso parola sull'accaduto. Washington ha infatti invitato "il governo di Hong Kong a ritirare immediatamente questa promessa di taglia, rispettare la sovranità di altri paesi e porre fine all'applicazione internazionale della legge sulla sicurezza nazionale", ha detto Matthew Miller, portavoce del Dipartimento della Difesa dello Stato statunitense. "L'applicazione extraterritoriale della legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino - ha aggiunto il portavoce - costituisce un pericoloso precedente che minaccia i diritti umani e le libertà fondamentali dei cittadini di tutto il mondo".