Con una mossa a sorpresa Benny Gantz scompiglia il governo di guerra di Benyamin Netanyahu e invoca il voto anticipato in Israele per settembre. Lo strappo del leader centrista - e ministro del Gabinetto di guerra in cui è entrato mesi fa - si è consumato dopo le nuove manifestazioni di piazza contro l’esecutivo in nome di nuove elezioni. Anche oggi si sono ripetute alla Knesset con il duplice obiettivo di contestare Netanyahu e premere sul governo per un accordo che conduca al rilascio degli ostaggi ancora trattenuti a Gaza.
Difficile capire se la proposta di Gantz raccoglierà le adesioni necessarie per concretizzarsi in un ritorno alle urne, ma in ogni caso segna una rottura del fronte interno israeliano, mentre non si ferma la pressione internazionale per l’uccisione in un raid nella Striscia di Gaza dei 7 operatori umanitari di World Central Kitchen. Il presidente USA Joe Biden è tornato ad esprimere “indignazione e condanna” per l’attacco e domani è in programma un telefonata tra il capo della Casa Bianca e Netanyahu, di cui è facile intuire toni e contenuti.
“Dovremmo concordare una data per svolgere elezioni generali a settembre”, ha annunciato Gantz, ex capo di stato maggiore attualmente in testa a tutti i sondaggi come possibile successore di Netanyahu. Il suo partito Unità nazionale è in predicato di diventare il primo come seggi nella prossima Knesset. “Credo che la proposta che sto avanzando qui di andare a una data elettorale concordata - ha spiegato in una conferenza stampa convocata di proposito - permetta che i combattimenti e gli sforzi nazionali continuino”, ma che il Paese ritrovi l’unità.
A stretto giro è arrivata la risposta di Netanyahu. “Gantz - ha replicato il Likud, ovvero il partito del premier - deve smetterla di occuparsi di piccola politica. Il governo andrà avanti fino a che non raggiungerà tutti gli obiettivi della guerra”. Tiepido, ma per ragioni opposte a quelle del Likud, l’altro leader centrista, Yair Lapid, che non è entrato al governo. “Lo Stato di Israele - ha ammonito - non può aspettare altri sei mesi prima che il governo peggiore, più pericoloso e fallito della storia del Paese torni a casa”.
Il fatto è che Israele - e Gantz nel suo intervento lo ha sottolineato - è sempre più isolato a livello internazionale. Biden si è detto “indignato e addolorato per la morte di sette operatori umanitari della Wck, tra cui un americano. Fornivano cibo ai civili affamati nel mezzo di una guerra. La loro morte è una tragedia”. Poi ha attaccato Israele che “non ha fatto abbastanza per proteggere gli operatori umanitari” e “non ha fatto abbastanza neppure per proteggere i civili”. Quindi ha insistito sul fatto che l’indagine promessa da Israele “deve essere rapida, individuare le responsabilità e i suoi risultati devono essere resi pubblici”. Ma gli USA non sono i soli. Dopo la Gran Bretagna, anche la Polonia - che piange una vittima tra i 7 uccisi a Gaza - ha convocato l’ambasciatore israeliano e il premier Donald Tusk ha avvertito che l’attacco ai volontari sta mettendo “alla prova” la solidarietà di Varsavia con lo Stato ebraico. Mentre il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha definito la risposta fornita da Netanyahu al raid “insufficiente e inaccettabile”.
“E’ stato un errore che non sarebbe dovuto accadere”, si è limitato a dire anche oggi il capo di stato maggiore dell’Idf, Herzi Halevi, dopo che già martedì l’esercito si era assunto la responsabilità di quello che lo stesso premier ha definito “un tragico incidente”.
Le proteste degli israeliani
L’annuncio di Gantz arriva il giorno dopo le ennesime proteste di decine di migliaia di israeliani, riunitisi domenica davanti al palazzo del Parlamento a Gerusalemme, nella più grande manifestazione antigovernativa dall’entrata in guerra del Paese in ottobre. I manifestanti hanno esortato il governo a raggiungere un accordo di cessate il fuoco per liberare decine di ostaggi detenuti dal gruppo militante di Hamas a Gaza e a indire elezioni anticipate.
La società israeliana è rimasta unita subito dopo il 7 ottobre, quando Hamas ha ucciso circa 1’200 persone durante un attacco a Israele e ne ha prese altre 250 in ostaggio. Quasi sei mesi di conflitto hanno rinnovato le divisioni sulla leadership del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, anche se il Paese rimane in gran parte favorevole alla guerra.
Netanyahu ha giurato di distruggere Hamas e di riportare a casa tutti gli ostaggi, ma questi obiettivi sono rimasti promesse. Pur avendo subito pesanti perdite, Hamas continua a esistere e a trattenere ostaggi.
Circa la metà degli ostaggi a Gaza è stata rilasciata durante una settimana di cessate il fuoco a novembre. Ma i tentativi dei mediatori internazionali di riportare a casa le persone rimaste nelle mani di Hamas sono falliti. I colloqui sono ripresi domenica, con scarse aspettative di una svolta.
“Netanyahu sta lavorando solo per i suoi interessi privati”
“Crediamo che nessun ostaggio tornerà con questo governo perché è impegnato a mettere i bastoni tra le ruote ai negoziati per gli ostaggi”, ha detto Boaz Atzili, il cui cugino, Aviv Atlizi e sua moglie, Liat, sono stati rapiti il 7 ottobre. Liat è stata rilasciata, ma Aviv è stato ucciso e il suo corpo si trova a Gaza. “Netanyahu sta lavorando solo per i suoi interessi privati”
I manifestanti incolpano Netanyahu per i fallimenti del 7 ottobre e sostengono che le profonde divisioni politiche sul suo tentativo di revisione del sistema giudiziario dello scorso anno hanno indebolito Israele prima dell’attacco. Alcuni lo accusano di aver danneggiato le relazioni con gli Stati Uniti, il più importante alleato di Israele.
Netanyahu è anche alle prese con una serie di accuse di corruzione che si stanno lentamente facendo strada nei tribunali e i critici dicono che le sue decisioni sembrano essere incentrate sulla sopravvivenza politica piuttosto che sull’interesse nazionale.
Molte famiglie degli ostaggi si sono astenute dal denunciare pubblicamente Netanyahu per evitare di inimicarsi la leadership e di rendere la situazione degli ostaggi una questione politica. Ma alcuni ora vogliono cambiare rotta.
Domenica la folla si è estesa per isolati intorno alla Knesset (l’edificio del Parlamento), e gli organizzatori hanno promesso di continuare la manifestazione per diversi giorni. Hanno esortato il governo a indire nuove elezioni con quasi due anni di anticipo. Migliaia di persone hanno manifestato anche a Tel Aviv.
Netanyahu, in un discorso trasmesso a livello nazionale prima di sottoporsi a un intervento chirurgico all’ernia domenica, ha detto di comprendere il dolore delle famiglie. Ma ha detto che indire nuove elezioni - in quello che ha descritto come un momento prima della vittoria - paralizzerebbe Israele per sei-otto mesi e bloccherebbe i colloqui sugli ostaggi.
La coalizione di governo di Netanyahu sembra rimanere saldamente intatta e, anche se fosse estromesso, il principale rivale Benny Gantz è un membro del gabinetto di guerra e probabilmente continuerebbe molte delle sue politiche.
Nel suo discorso di domenica, Netanyahu ha anche ripetuto la sua promessa di un’offensiva militare di terra a Rafah, la città meridionale di Gaza dove più della metà dei 2,3 milioni di abitanti del territorio si rifugia dopo essere fuggita dai combattimenti altrove. “Non c’è vittoria senza entrare a Rafah”, ha detto, aggiungendo che le pressioni degli Stati Uniti non lo scoraggeranno. L’esercito israeliano afferma che i battaglioni di Hamas rimangono lì.
Il nodo degli ultraortodossi
Nel frattempo, esempio delle divisioni di Israele, un gruppo di riservisti e ufficiali in pensione ha manifestato in un quartiere ultraortodosso. Per generazioni gli ultraortodossi hanno ricevuto esenzioni dal servizio militare, che è obbligatorio per la maggior parte degli uomini e delle donne israeliani. Il risentimento per questa situazione si è acuito durante la guerra. Al governo di Netanyahu è stato ordinato di presentare un nuovo piano per un progetto di legge più equo entro lunedì. Netanyahu, che conta molto sul sostegno dei partiti ultraortodossi, la scorsa settimana ha chiesto una proroga.
La Banca d’Israele, nel suo rapporto annuale di domenica, ha dichiarato che potrebbe esserci un danno economico se un gran numero di uomini ultraortodossi continuerà a non prestare servizio nell’esercito israeliano.
Sempre domenica, un attacco aereo israeliano ha colpito una tendopoli nel cortile di un affollato ospedale nel centro di Gaza, uccidendo due palestinesi e ferendone altri 15, compresi i giornalisti che lavoravano nelle vicinanze. Un reporter dell’Associated Press ha filmato l’attacco e le sue conseguenze all’ospedale Al-Aqsa Martyrs di Deir al-Balah, dove migliaia di persone si sono rifugiate. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito un centro di comando del gruppo militante della Jihad islamica.
Decine di migliaia di persone hanno cercato rifugio negli ospedali di Gaza, considerandoli relativamente sicuri dagli attacchi aerei. Israele accusa Hamas e altri militanti di operare all’interno e intorno alle strutture mediche, cosa che i funzionari sanitari di Gaza negano.
I feriti dell’attacco di domenica giacevano sul pavimento dell’Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa e rantolavano mentre venivano curati, uno aggrappandosi alla parte inferiore di una barella che teneva qualcun altro.
Le truppe israeliane hanno fatto irruzione nell’ospedale di Shifa, il più grande di Gaza, per quasi due settimane e dicono di aver ucciso decine di combattenti, tra cui alti esponenti di Hamas. Il Ministero della Sanità di Gaza ha dichiarato che più di 100 pazienti rimangono senza acqua potabile e con ferite settiche, mentre i medici usano sacchetti di plastica come guanti.
Non lontano dall’ospedale Shifa di Gaza City, decine di cristiani palestinesi si sono riuniti nella chiesa della Sacra Famiglia per celebrare la Pasqua, con l’incenso che aleggiava nel raro edificio che sembrava non essere stato toccato dalla guerra. “Siamo qui con tristezza”, ha detto Winnie Tarazi. Circa 600 persone si rifugiano nel complesso.
Le Nazioni Unite e i partner avvertono che potrebbe verificarsi una carestia nella devastata Gaza settentrionale, in gran parte isolata. I funzionari umanitari affermano che le consegne via mare e via aerea non sono sufficienti e che Israele deve consentire un numero maggiore di aiuti su strada. L’Egitto ha dichiarato che migliaia di camion sono in attesa.
Il capo del Programma Alimentare Mondiale, Cindy McCain, ha dichiarato alla CBS che giovedì sono riusciti a far entrare a Gaza solo nove camion. “Non è niente. Non possiamo continuare così”, ha dichiarato.
Il ministero della Sanità di Gaza ha dichiarato domenica che almeno 32’782 palestinesi sono stati uccisi dall’inizio della guerra. Il ministero non distingue tra civili e combattenti, ma ha dichiarato che le donne e i bambini rappresentano circa i due terzi delle vittime.
Israele afferma che oltre un terzo dei morti sono militanti, anche se non ha fornito prove, e incolpa Hamas per le vittime civili perché il gruppo opera in aree residenziali.
Tra le preoccupazioni per un più ampio conflitto nella regione, i media statali libanesi hanno riferito che un drone israeliano ha colpito un’auto nella città di Konin, nel sud del Libano.
Un funzionario della sicurezza libanese ha dichiarato all’Associated Press che il militante di Hezbollah Ismail al-Zain è stato ucciso, parlando a condizione di anonimato in linea con le regole. L’esercito israeliano ha definito al-Zain un “importante comandante” dell’unità anticarro d’élite delle Forze Radwan di Hezbollah, che ha condotto attacchi nel nord di Israele. Hezbollah ne ha confermato la morte.
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