Mentre proseguono i combattimenti a Gaza, dove la situazione umanitaria continua a peggiorare, lunedì l’Unione europea ha chiesto un audit sull’agenzia delle Nazioni Unite che fornisce aiuti vitali ai civili palestinesi (UNRWA), in seguito alle accuse israeliane sul possibile coinvolgimento di 12 suoi dipendenti nell’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023.
Decisione sui finanziamenti: UE, Svizzera e Francia in attesa dell’inchiesta
Lunedì l’UE ha chiesto all’UNRWA “di accettare che venga effettuato un audit da parte di esperti indipendenti scelti dalla Commissione europea” e ha dichiarato che avrebbe deciso se sospendere o meno i finanziamenti all’UNRWA “alla luce dell’esito dell’indagine annunciata dall’ONU e delle azioni che intraprenderà”, specificando che non erano previsti pagamenti fino alla fine di febbraio. Svizzera e Francia decideranno in seguito se effettuare i pagamenti. “I contributi all’UNRWA previsti per il 2024 non sono ancora stati versati. Una decisione sul loro pagamento sarà presa solo quando saranno disponibili maggiori informazioni sulle gravi accuse mosse ai dipendenti UNRWA”, ha dichiarato il Dipartimento federale degli affari esteri.
Norvegia e Spagna continueranno a finanziare l’UNRWA
La Norvegia, uno dei principali donatori dell’agenzia ONU, “ha deciso di continuare a finanziare”, ha annunciato domenica il suo ministro degli Esteri, Espen Barth Eide. “Pur condividendo la preoccupazione per le gravissime accuse che riguardano alcuni membri del personale dell’UNRWA, invito gli altri donatori a riflettere sulle conseguenze più ampie della riduzione dei finanziamenti in questo momento di estrema difficoltà umanitaria”, ha aggiunto. Anche la Spagna ha reso noto che continuerà a finanziare l’agenzia.
Gia 11 i Paesi che hanno sospeso gli aiuti all’UNRWA
L’agenzia ONU ha aperto un’indagine venerdì scorso in seguito alle accuse di Israele, ma diversi Paesi contributori hanno sospeso i finanziamenti, nonostante l’appello del segretario generale dell’ONU a garantire la continuazione delle sue operazioni, essenziali per la popolazione. Sono 11 i Paesi che hanno finora sospeso tutti i futuri finanziamenti all’Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi: USA, Canada, Australia, Italia, Regno Unito, Finlandia, Paesi Bassi, Germania, Giappone, Austria, Romania.
Proseguono i negoziati per stabilire una nuova tregua
L’attacco senza precedenti di Hamas del 7 ottobre ha provocato la morte di circa 1’140 persone in Israele, la maggior parte delle quali civili, secondo un conteggio dell’AFP basato su dati ufficiali israeliani. In risposta, Israele ha giurato di “annientare” il movimento islamista al potere a Gaza, che classifica come organizzazione terroristica insieme agli USA e all’UE, e ha lanciato una vasta operazione militare a Gaza, che ha provocato 26’637 morti, la maggior parte dei quali donne, bambini e adolescenti, secondo un rapporto aggiornato lunedì dal Ministero della Sanità di Hamas.
Dietro le quinte, proseguono i negoziati per stabilire una nuova tregua. Il direttore della CIA, il servizio di intelligence statunitense, William Burns, ha incontrato domenica a Parigi alti funzionari egiziani, israeliani e del Qatar. Israele ha riferito di discussioni “costruttive”, pur sottolineando che ci sono “ancora differenze” e che sono previsti ulteriori colloqui nei prossimi giorni. Una fonte della sicurezza ha confermato che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha inviato Burns a negoziare il rilascio degli ultimi ostaggi israeliani detenuti da Hamas in cambio di un cessate il fuoco. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha definito i colloqui “seri” lunedì. “Mi spingerei a dire che sono stati costruttivi. È stato fatto molto lavoro”, ha dichiarato alla CNN, “ma non abbiamo ancora tagliato il traguardo”.
Qatar, Egitto e Stati Uniti hanno negoziato una prima tregua alla fine di novembre. Circa un centinaio delle 250 persone rapite in Israele il 7 ottobre sono state rilasciate in cambio di prigionieri palestinesi. Secondo le autorità israeliane, 132 ostaggi sono ancora trattenuti nel territorio, 28 dei quali si presume siano morti.
Secondo il New York Times, la bozza di accordo prevede una tregua di due mesi e il rilascio di tutti gli ostaggi in cambio di prigionieri palestinesi detenuti in Israele.
Combattimenti senza fine
Lunedì, il Ministero della Sanità di Hamas ha dichiarato che almeno 140 persone sono state uccise in attacchi notturni nella Striscia di Gaza, in particolare a Khan Younis nel sud e a Gaza City nel nord. Secondo l’esercito israeliano, i suoi soldati hanno ucciso “decine di terroristi armati durante i combattimenti nel centro di Gaza”, dove sono state trovate grandi quantità di armi. A Khan Younis, considerata una roccaforte del movimento islamista, si sono verificati combattimenti “molto violenti”, secondo i testimoni.
Domenica si è combattuto intorno agli ospedali Nasser e al-Amal, i due principali della città, che ora sono solo parzialmente operativi e ospitano migliaia di rifugiati.
ONU: 1, 3 milioni di sfollati ammassati a Rafah
Secondo le Nazioni Unite, oltre 1,3 milioni di abitanti di Gaza sfollati a causa del conflitto sono ammassati a Rafah, nell’estremo sud del territorio, intrappolati contro il confine chiuso con l’Egitto. Secondo il portavoce della protezione civile di Gaza, Mahmoud Bassal, centinaia di tende che ospitavano gli sfollati sono state inondate dalle forti piogge che si sono abbattute sul territorio durante la notte, peggiorando le loro già precarie condizioni di vita.
Nella Cisgiordania occupata, lunedì cinque palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano e molti altri sono rimasti feriti in diverse operazioni israeliane, secondo il Ministero della Sanità palestinese.
In Israele, lunedì i manifestanti hanno bloccato l’ingresso dei camion degli aiuti umanitari al valico di Kerem Shalom, vicino a Rafah, chiedendo che gli aiuti, che vengono consegnati a pioggia, non raggiungano Gaza fino a quando gli ostaggi non saranno stati liberati.
Chiusa l'area del valico Shalom di Gaza
Telegiornale 28.01.2024, 20:00
Crescono i timori di un allargamento del conflitto
Intanto, in un contesto regionale esplosivo, i timori di un allargamento del conflitto si sono riaccesi dopo che 3 soldati USA sono stati uccisi e 34 feriti in un attacco di droni nel nord-est della Giordania, vicino al confine con la Siria e l’Iraq. Lo ha reso noto domenica Washington, puntando il dito contro i gruppi filo-iraniani e minacciando rappresaglie “molto sostanziali”. Queste fazioni irachene fanno parte di quello che l’Iran descrive come “asse di resistenza” a Israele, che comprende Hamas, gli Hezbollah sciiti libanesi e gruppi in Siria. Teheran ha negato qualsiasi coinvolgimento nell’attacco, che l’Iraq ha condannato lunedì, chiedendo di “fermare la spirale di violenza” in Medio Oriente. È la prima volta che militari statunitensi vengono uccisi in Medio Oriente dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza tra Israele e il movimento islamista palestinese.
Intanto in Siria, 7 persone, tra cui combattenti filo-iraniani, sono state uccise in un attacco israeliano a sud di Damasco, secondo una ONG locale.
Unrwa sempre più stop ai fondi
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