Analisi

L’aereo caduto e la guerra di propaganda

L’episodio del velivolo schiantatosi in Russia resta da chiarire ma, ammesso e non concesso che le cose siano andate come appare, i riflessi per Kiev possono essere pericolosi

  • 25 gennaio, 11:12
  • 25 gennaio, 11:25
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Il fumo che si alza dal luogo dove si è schiantato l'aereo

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli 

I contorni dell‘episodio dell‘Ilyushin II 76 russo caduto nella regione di Belgorod non sono ancora ben definiti, le versioni fornite da Mosca e da Kiev sono contrastanti e si sono già inserite nella guerra di propaganda già vista più volte in episodi analoghi nel conflitto tra due paesi, a partire dal 2014. La Russia ha una chiara posizione: l’aereo, che trasportava anche 65 prigionieri ucraini destinati a uno scambio programmato, è stato abbattuto dall’Ucraina ed è stato definito un atto terroristico deliberato; per Kiev la vicenda, come ha riferito per ultimo il presidente Volodymyr Zelensky, deve essere chiarita da un’inchiesta internazionale, ma le informazioni che sono arrivate dall’Ucraina sono state spesso in contraddizione tra di loro: si è prima ammesso l’abbattimento dell’aereo e si è detto che trasportava non prigionieri, ma missili, poi la versione è stata ritrattata e le autorità ucraine, politiche e militari, hanno mantenuto un profilo di relativizzazione, centrando la comunicazione nazionale e internazionale sulla mancanza di informazioni sicure.

La nebbia della guerra

È la nebbia della guerra, che da ogni lato coinvolge ogni evento bellico, la cui narrazione è differente a seconda della prospettiva e del pubblico a cui si rivolge. In realtà entrambe le parti, oltre a quelle terze, cioè gli Stati Uniti e la Nato che monitorano capillarmente la regione, sanno con ogni probabilità se e da chi è stato abbattuto l’aereo. Mosca e Kiev sanno anche se a bordo c’erano i prigionieri ucraini, oltre ad altro materiale bellico. Il resto è disinformazione e guerra di propaganda. L’episodio di Belgorod è molto simile a quello dell’MH 17, il Boeing della Malaysia Airlines con 298 persone a bordo abbattuto dai ribelli filorussi nell’estate del 2014. Stessa dinamica di comunicazione e disinformazione, prima con ammissioni poi ritrattate e Mosca, che ancora oggi rifiuta ogni responsabilità. Simile è anche la vicenda del missile ucraino finito per sbaglio in Polonia e che nell’autunno del 2022 ha messo in allarme il mondo intero con le accuse di Zelensky verso la Russia di un attacco deliberato a un paese Nato che avrebbe potuto far scattare l’Articolo 5 del Trattato nordatlantico. Mentre Kiev puntava l’indice contro il Cremlino, il presidente statunitense Joe Biden rassicurava già la comunità internazionale, dicendo che Mosca non c’entrava nulla.

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Riflessi pericolosi

Ammesso e non concesso che nel caso dell’Ilyushin le cose siano andate come appare, e cioè che si tratti davvero di un abbattimento da parte ucraina, le conseguenze a Kiev possono essere molto più gravi rispetto alla vicenda del missile in Polonia, che ha sicuramente influito, insieme ad altre incomprensioni, sulla mancanza di feeling tra Zelensky e Biden, ma è scivolata via senza lasciare pesanti strascichi nell’alleanza occidentale; se venisse confermato che le forze ucraine hanno abbattuto un aereo con a bordo prigionieri di guerra che stavano tornando a casa, i riflessi per il presidente potrebbero essere pericolosi. Al momento la situazione per Zelensky è già difficile: il quadro al fronte non è roseo, le forze russe stanno avanzando nel Donbass, il blocco seppur temporaneo degli aiuti militari e finanziari occidentali rallenta la difesa e grava sull’economia, i problemi sul fronte stanno facendo crescere l’opposizione interna e scendere il consenso, la nuova legge sulla mobilitazione potrebbe minare ulteriormente la stabilità sociale.

“Disinformacja” russa

Da un lato per Zelensky e la leadership militare si tratta così ora di raddrizzare la comunicazione, correndo ai ripari e scaricando la colpa su Mosca, accusando ad esempio di non aver avvertito che sull’aereo si trovavano prigionieri ucraini. Dall’altro la strategia russa è ben definita e serve al Cremlino proprio per continuare a destabilizzare il presidente ucraino sul lato in cui è sempre stato superiore, cioè quello della comunicazione. In quasi due anni di guerra Zelensky è stato il dominatore, fatta eccezione per qualche episodio che in Occidente è stato e continua ad essere sorvolato, come il caso del sabotaggio del gasdotto Nordstream che alcuni attribuiscono a Kiev, ma questa volta l’errore o presunto tale delle forze armate potrebbe costargli caro: molto dipenderà appunto da come riuscirà a gestire a livello comunicativo la questione in casa propria, al di là della disinfomacja russa. 

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  • Keystone
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