La Cina ha lanciato oggi, giovedì, manovre militari “attorno” a Taiwan, tre giorni dopo l’insediamento sull’isola del nuovo presidente Lai Ching-te. Lo riferisce l’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua, secondo la quale il portavoce militare cinese Li Xi ha affermato che le esercitazioni, che dureranno 48 ore, “si concentreranno sul pattugliamento congiunto di prontezza al combattimento aria-mare, sulla presa congiunta del controllo globale del campo di battaglia e su attacchi congiunti di precisione su obiettivi chiave”.
Li ha aggiunto che le esercitazioni “prevedono il pattugliamento di navi e aerei che si avvicinano alle aree intorno all’isola di Taiwan e operazioni integrate all’interno e all’esterno della catena di isole per testare le reali capacità di combattimento congiunte delle forze del comando”. La Cina rivendica Taiwan come parte del suo territorio e ha bollato Lai come un “pericoloso separatista” che porterà “guerra e declino” nell’isola.
La mossa viene descritta da Pechino come una “punizione” nei confronti delle forze indipendentiste e un avvertimento contro interferenze esterne.
Le aree interessate dalle esercitazioni militari
Dal canto suo, il Governo di Taiwan ha affermato di avere inviato forze marittime, aeree e terrestri per difendere la libertà, la democrazia e la sovranità della Repubblica di Cina”, dal nome del precedente stato cinese prima dell’avvento della Repubblica popolare comunista, i cui esuli si rifugiarono proprio a Taiwan.
La posizione degli USA
Esercitazioni militari cinesi attorno a Taiwan erano previste ma sono “preoccupanti”: lo ha detto il vicecomandante del Comando degli Stati Uniti per l’Indo-Pacifico (Usindopacom), il tenente generale Stephen Sklenka.
“Ci aspettavamo qualcosa del genere, francamente”, ha affermato il generale americano. Ma questo “non significa che non dovremmo condannarlo, e dobbiamo farlo pubblicamente: è preoccupante”, ha sottolineato Sklenka aggiungendo che anche altre nazioni dovrebbero pronunciarsi contro le manovre militari lanciate da Pechino.
“Una cosa è quando gli Stati Uniti condannano i cinesi, ma credo che ci sia un effetto molto più potente quando viene fatto dalle nazioni di questa regione”, ha detto ai giornalisti il generale americano. Sklenka ha affermato poi di ritenere che il “bersaglio” delle esercitazioni della Cina sia la propria popolazione nazionale, non la comunità internazionale.
RG 07.00 del 23.05.2024 La corrispondenza di Lorenzo Lamperti
RSI Info 23.05.2024, 07:15