Il 2025 è iniziato in maniera turbolenta in Romania, dove la situazione politica si sta dimostrando alquanto instabile, dopo le elezioni presidenziali del 26 novembre annullate e quelle parlamentari del 1° dicembre dalle quali è uscito un quadro molto frammentato. Mentre il voto presidenziale è stato aggiornato al 4 maggio, il nuovo governo moderato appare in difficoltà nella gestione del complicato passaggio, anche perché formato da una variegata coalizione nata solo con lo scopo di tener lontano dalle stanze del potere la destra estrema. Ieri (domenica) sono scese inoltre in piazza a Bucarest decine di migliaia di persone per manifestare a favore di Calin Georgescu, il leader estremista euroscettico e filorusso che quasi due mesi fa aveva vinto a sorpresa il primo turno alle elezioni presidenziali.
Romania, annullate le presidenziali
Telegiornale 07.12.2024, 12:30
Il voto contestato
Il 24 novembre Georgescu aveva ottenuto quasi il 23% dei consensi, trionfando davanti all’europeista Elena Lasconi, ex giornalista e presidente dell’Unione Salvate la Romania (USR), partito liberale anticorruzione fondato solo nel 2016. Il secondo turno avrebbe dovuto tenersi l’8 dicembre, ma non si è svolto, perché la Corte costituzionale di Bucarest il 6 dicembre lo ha annullato. Il motivo è che nel frattempo è spuntato un rapporto dei servizi segreti rumeni, secondo il quale Georgescu avrebbe avuto finanziamenti illeciti da parte di terzi. La campagna elettorale, condotta soprattutto sui social media, Tik Tok in particolare, sarebbe stata dunque viziata in partenza, grazie a fondi neri quantificati nell’ordine dei milioni di euro. Sullo sfondo la linea anti-sistema del leader estremista, sia in politica interna che internazionale, contro Bruxelles e a favore di Mosca, da dove sarebbe arrivato lo zampino illegale per aiutarlo.
Proteste a Bucarest
Georgescu ha sempre smentito tutto e ha definito l’annullamento del voto un vero e proprio colpo di Stato, tanto più che non è stato contestato lo svolgimento delle elezioni, tenutesi in maniera regolare, quanto i vizi, o presunti tali, della campagna elettorale. La decisione della Corte costituzionale è stata criticata anche dalla sua rivale Lasconi, che l’ha descritta come illegale e immorale per aver distrutto l’essenza della democrazia. Solo il terzo classificato al primo turno ed escluso dal ballottaggio, Marcel Ciolacu, primo ministro e a capo del Partito socialdemocratico (PSD), l’ha valutata in maniera positiva. Ciolacu dopo le parlamentari di dicembre è stato riconfermato come primo ministro dall’ancora presidente Klaus Johannis in un governo di coalizione con i liberali del PNR, l’Unione degli ungheresi e vari partiti di minoranza. Lasconi e l’USR sono rimaste invece all’opposizione, dove il partito più rilevante è l’Alleanza per l’unione dei rumeni (AUR), formazione nazionalpopulista che sostiene Georgescu e che ha raddoppiato i consensi.
Il quadro confuso
La situazione politica attuale a Bucarest è insomma confusa, con il grande rischio che in vista del voto di maggio la tensione possa aumentare. Goergescu continua ad avere un forte sostegno popolare: è certamente un estremista, la sua figura si inserisce tra quelli dei populisti di destra che, un po’ ovunque in Europa, stanno riscuotendo successo cavalcando le onde nazionaliste, dall’Austria all’Ungheria, dalla Slovacchia alla Germania. Ha portato il suo caso alla Corte europea di Strasburgo, chiedendo l’annullamento della decisione della Corte costituzionale rumena e se i tempi sono comunque stretti, la campagna elettorale è di fatto però già iniziata. Un’esclusione di Georgescu è tecnicamente possibile, implica però il rischio di un’ulteriore destabilizzazione del sistema.
La Romania rimane uno dei paesi europei politicamente più fragili e corrotti (al 63esimo posto secondo la classifica mondiale di Transparency International), permeabile alle interferenze esterne su ogni fronte. La posizione geografica sul lato orientale della NATO in Europa ne ha fatto un fattore chiave per gli interessi occidentali dopo l’invasione russa dell’Ucraina e, allo stesso tempo, un obbiettivo per i tentativi di destabilizzazione da parte di Mosca. Le debolezze intrinseche del sistema politico ed economico, dovute alla lenta e problematica transizione sin dagli anni Novanta, non sono mai state affrontate con fermezza da una classe politica che nel corso dei decenni ha perseguito meno l’obbiettivo del bene comune che quello personale, lasciando spazio in maniera ciclica alla protesta populista, di cui Calin Georgescu è solo l’ultimo eclatante esempio.
RG 7.00 del 18.12.2024 - Romania, inchiesta UE: il servizio di Gianni Vale
RSI Info 23.12.2024, 12:15
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