La Russia continua a negare ogni coinvolgimento nel caso dell'ex spia russa Sergej Skripal e della figlia Yulia, avvelenati con un gas nervino a Salisbury, in Inghilterra, a inizio marzo, mentre promette ritorsioni “pesanti”, alla maggiore espulsione di massa di suoi diplomatici dai tempi della Guerra fredda. Una misura attuata da ben diciotto nazioni, tra le quali figurano Stati Uniti, Australia, Ucraina e 14 Stati dell’Unione Europea.
Il ministero degli Esteri di Mosca ha bollato le espulsioni come “un gesto di provocazione”, mentre un altro portavoce al Cremlino ritiene che l’Occidente stia compiendo “un errore”. Sono in tutto oltre un centinaio i rappresentanti russi, oltre alle loro famiglie, che dovranno lasciare gli Stati dove risiedono.
Il Cremlino accusa il Regno Unito di aver ordito una campagna anti-russa e solleva dubbi in merito alle analisi britanniche, secondo le quali la responsabilità dell'accaduto sarebbe con ogni probabilità di Mosca. La premier Theresa May ha detto in Parlamento di averne le prove. Mosca afferma che “la risposta sarà simmetrica” e una risposta arriverà “nei prossimi giorni a ciascuna nazione”. Tuttavia, una decisione finale del Cremlino a proposito delle ritorsioni sarà decisa di persona dal presidente Vladimir Putin.
ATS/Reuters/EnCa-AO
RG 07.00 del 27.03.2018 - Il servizio di Tomas Miglierina
RSI Info 27.03.2018, 09:48
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RG 08.00 del 27.03.18 - Il servizio di Andrea Ostinelli
RSI Info 27.03.2018, 11:17
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Modem del 27.03.2018; l'approfondimento sull'espulsione dei diplomatici russi
RSI Info 27.03.2018, 12:59
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