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La monarchia non piace a tutti

Le spinte repubblicane, dopo la morte di Elisabetta II, si fanno più insistenti nel Regno Unito, ma i sondaggi premiano ancora la famiglia reale - Giovani meno legati alla corona

  • 20 settembre 2022, 05:50
  • 20 novembre, 14:55
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Proteste a Cardiff gli scorsi giorni

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Di: Ludovico Camposampiero/Natda 

La regina è morta, lunga vita alla regina. Gli occhi di tutto il mondo sono puntati da giorni sulla scomparsa di Elisabetta II, deceduta giovedì 8 settembre all'età di 96 anni e della quale lunedì si sono celebrati i funerali solenni nell'abbazia londinese di Westminster. Il suo regno è durato 70 anni; il suo successore è il figlio Carlo, salito al trono con il nome di re Carlo III. Centinaia di migliaia di sudditi negli ultimi giorni si sono recati nella camera ardente, stando fino a 24 ore in coda, rigorosamente in piedi, per rendere l'ultimo saluto alla sovrana.

Esiste tuttavia un cospicuo numero di britannici – che pur tributando un giusto omaggi ad Elisabetta, figura che, nel bene o nel male, ha fatto la Storia – non si riconoscono nell'attuale sistema istituzionale – la monarchia – e militano per un cambio di paradigma: per passare a una Repubblica, retta da un capo di Stato non ereditario.

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I funerali della regina Elisabetta II

RSI Info 19.09.2022, 15:02

I repubblicani ripartono all'attacco

La morte della sovrana, secondo alcuni osservatori, potrebbe quindi ridare slancio al movimento repubblicano, messo finora all'angolo anche dalla forte personalità di Elisabetta. Come riporta un articolo di Reuters del 9 settembre, Gram Smith, responsabile dell'organizzazione politica Republic, il giorno dopo la notizia del decesso ha dichiarato: "La regina è la monarchia per la maggior parte delle persone. Dopo la sua morte, il futuro dell'istituzione è in serio pericolo".

Regina Elisabetta II

La regina Elisabetta II

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Reuters evidenzia che anche se Carlo ha ereditato il trono, in molti dubitano che possa conquistare rispetto e credibilità che erano propri della madre. Gli antimonarchici, oltre a una questione di principio, puntano anche il dito contro i costi dell'apparato reale stimato in circa 350 milioni di sterline l'anno. Tuttavia, vista la grandissima popolarità di Elisabetta II, si erano messi finora l'anima in pace, ma sembrano pronti a ripartire alla carica e puntano sue due fattori: la minor popolarità di Carlo III – appunto – e il fatto che le nuove generazioni siano sempre meno legate alla famiglia reale. Ma e davvero così? Cosa dicono i sondaggi?

I sondaggi: monarchia sempre apprezzata

La strada per istituire un'eventuale Repubblica pare tutta in salita nel Regno Unito. Stando ai più recenti sondaggi, la monarchia gode ancora di ampi e trasversali appoggi. L'analisi People Polling per GB News, appena pubblicata, mostra per esempio che la "corona" gode ancora il sostegno del 63% degli intervistati a fronte di un 19% per la Repubblica e poco meno di un 19% di indecisi. L'analisi Ipsos Mori, realizzato a fine maggio, parla addirittura di un 68% di filomonarchici, ai quali si contrappone un 22% di favorevoli alla Repubblica e un 10% di indecisi: numeri in crescita rispetto allo stesso sondaggio effettuato a novembre del 2021, quando i favorevoli alla monarchia erano il 60% a fronte di un 21% di contrari e 19% di indecisi.

Re Carlo III

Re Carlo III

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A mostrare numeri un po' meno solidi per la casa reale è invece Savanta ComRes, che attesta un 57% di favorevoli, a fronte di un 29% di contrari e un 14% di indecisi. A riguardo, il sito
Inews lo scorso 2 giugno titolava: "Giubileo di platino: metà dei britannici non festeggerà la regina e pensa che la famiglia reale sia fuori tempo". Un titolo forse "strillato", ma che indica come il pensiero dei cittadini del Regno Unito non sia graniticamente favorevole alla "Royal Family".

Cosa dicono i giovani?

Più sfumata sembra invece l'opinione dei giovani. Il sondaggio svolto lo scorso 13 settembre dal canale GB News ha confermato quanto già osservato in precedenza, e cioè che giovani (tra i 18 e i 24 anni) sono i più scettici rispetto al sistema monarchico. Già lo scorso anno, un altro studio condotto da YouGov ha mostrato che il sostegno è in continuo calo tra le fasce d'età più giovani, avvalorando l'analisi svolta dal Centro nazionale per la ricerca sociale britannico sullo stesso tema. Nel sondaggio di GB news è stato chiesto ai partecipanti se preferissero la monarchia o l'elezione di un nuovo capo di Stato, e il gruppo più giovane si è dimostrato essere quello più favorevole all'elezione rispetto gli altri gruppi di età. Tra i più giovani, inoltre, solo un terzo si è pronunciato a favore della monarchia.

Il Guardian ha pubblicato recentemente un articolo in cui si è occupato di raccogliere l'opinione di alcuni giovani britannici. Il trend mostrato dai sondaggi è confermato da quest'analisi qualitativa: i giovani mettono sempre più in dubbio la legittimità della corona. Sembra che a questa fascia della popolazione abbia dato da pensare la "pomposità" con la quale si sono svolti gli avvenimenti intorno alla morte della regina Elisabetta in un momento storico in cui vi sono altre questioni ben più pressanti e urgenti da risolvere. Al centro delle loro preoccupazioni vi è anche la mancanza di eguaglianza sociale, valore di cui difficilmente la corona potrebbe farsi promotrice.

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I giovani britannici e la monarchia

Telegiornale 15.09.2022, 14:30

Cosa dice la legge?

L'eventuale abolizione della monarchia, inoltre, non solo per una questione di opinioni, ma anche di legge: nel Regno Unito, sostenere questa posizione è – tecnicamente – un reato punibile dalla legge e che potrebbe costare anche il carcere a vita. Il cosiddetto "Treason Felony Act" varato dal Parlamento nel 1848 per proteggere la corona è ancora in vigore. Tuttavia, sottolinea il Guardian, è dal 1879 che non viene brandito in un procedimento penale.

Recentemente, proteste più o meno spontanee nei confronti della famiglia reale sono state tuttavia represse dalle autorità. Per esempio, due persone che stavano esprimendo il loro sentimento repubblicano a margine della proclamazione per l'ascesa al trono di re Carlo III sono state arrestate, scatenando vive proteste in buona parte dell'opinione pubblica.

Anche volendo, come abolire quindi la corona? La risposta non è del tutto chiara ma a dare il là al processo dovrebbe comunque essere il Parlamento. Ma, la Camera dei comuni – il ramo dominante del Legislativo – vede attualmente una predominanza del Partito Conservatore, da sempre legato a doppio filo – per principio o convenienza – alla corona. Tuttavia, come rileva ancora una volta il Guardian – sempre molto attivo nel tematizzare la contrapposizione tra monarchia e repubblica – i "Tories erano un tempo gli esponenti del partito della monarchia, ma ora hanno altre priorità".

"George non sarà mai re"

Il professore di storia moderna al King's College di Londra David Edgerton, autore dell'articolo, spiega che il Partito conservatore si è "lasciato alle spalle le sue radici di partito reale" ed è ora un partito orientato sempre più a destra - ma senza particolari impulsi monarchici. Inoltre, è appoggiato soprattutto dagli "over" 50, ma la "grande maggioranza silenziosa dei giovani, non è né monarchica né conservatrice".

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Il principe e la principessa di Galles con i figli George, Louis e Charlotte

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Un'altra opinione di peso, è quella che giunge dalla scrittrice
Hilary Mantel sulle colonne del
Times. In una recente intervista ha affermato di credere che la monarchia britannica – durata oltre mille anni – finirà tra due generazioni. L'autrice sostiene che per il mondo moderno è particolarmente difficile comprendere l'idea a sostegno della monarchia e che i membri della famiglia reale sono percepiti tuttalpiù come delle celebrità. Secondo le previsioni di Hilary Mantel, il principe George, terzo in linea di successione al trono, non diventerà re. Sembra che la regina Elisabetta sia stata l'ultima a credere fermamente nella monarchia, ha affermato la scrittrice, e con la sua morte il futuro della corona è messo fortemente in discussione

Monarchia o Repubblica, quindi? Tocca ai britannici rispondere ma la questione si è fatta più che mai d'attualità.

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