Negli ultimi anni si è assistito a un’impennata della spesa militare mondiale, una tendenza che non accenna a diminuire. Questo aumento riflette un’autentica espansione delle forze armate o è semplicemente legato ad attrezzature più costose e sofisticate? A questo domanda hanno cercato di dare risposta i colleghi di RTS in un approfondimento pubblicato sul loro sito.
In occasione di un recente evento di gala a Varsavia, il primo ministro polacco Donald Tusk ha dichiarato che la sicurezza sarà la priorità della Polonia per i prossimi sei mesi: un messaggio forte nel momento in cui assumerà la presidenza dell’Unione europea (UE).
La Polonia, che confina con l’Ucraina, è attualmente il leader europeo in termini di investimenti militari. Tra il 2022 e il 2023, la Polonia ha registrato il maggiore aumento della spesa militare in Europa, con un balzo del 75%. Il paese sta inoltre incoraggiando i suoi partner dell’UE a seguirne l’esempio.
La scelta strategica del governo polacco è chiara: 300’000 militari, rispetto ai 200’000 attuali. Per raggiungere questo obiettivo, si stanno effettuando anche massicci acquisti di armi per dotare l’esercito polacco di attrezzature all’avanguardia.
Léo Péria-Peigné, ricercatore presso l’Istituto francese di relazioni internazionali, interpellato da RTS, sottolinea che queste scelte di difesa beneficiano di “un ampio consenso politico” all’interno del Paese, spinto da un “sentimento di estrema minaccia” di fronte alla guerra in Ucraina.
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Telegiornale 06.01.2025, 12:30
Uno spostamento dell’equilibrio militare in Europa
Questa dinamica di potenziamento militare potrebbe addirittura riconfigurare l’equilibrio militare in Europa, in particolare tra Polonia, Germania e Francia. “Ad esempio, entro il 2035, la Polonia potrebbe avere un numero di carri armati dieci volte superiore a quello della Germania o della Francia”, ha dichiarato Léo Péria-Peigné al programma Tout un monde della RTS.
Sebbene la Polonia possa rappresentare un’eccezione nell’espansione dei suoi ranghi, non è la sola a investire nell’esercito in Europa centrale. I suoi vicini stanno facendo altre scelte strategiche, scommettendo, ad esempio, sulla loro modernizzazione militare.
“La Romania, ad esempio, sta acquistando carri armati, lanciarazzi e aerei da combattimento, con l’obiettivo di mantenere un esercito competitivo di fronte a un futuro conflitto moderno”, aggiunge il ricercatore dell’Istituto francese di relazioni internazionali.
Allo stesso modo, la Francia, dopo decenni di ridimensionamento e riduzione del bilancio militare, sta intraprendendo una serie di investimenti per riparare ai tagli effettuati dopo la Guerra Fredda e rafforzare le proprie capacità, secondo Léo Péria-Peigné.
Spesa militare globale in aumento
Su scala globale, la spesa militare continua ad aumentare. Nel 2023 ha raggiunto il massimo storico di 2’443 miliardi di dollari. Secondo l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (SIPRI), questa cifra è più che raddoppiata dal 2001.
Diversi fattori spiegano questa esplosione della spesa militare. Il ritorno della guerra in Europa con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, le crescenti tensioni in Medio Oriente e l’inasprimento delle rivalità in Asia stanno alimentando questa dinamica.
Jean-Marc Rickli, direttore di Global Risks presso il Centro per la politica di sicurezza di Ginevra, spiega alla RTS che questa impennata della spesa militare si è verificata in due fasi: la prima dopo gli attentati dell’11 settembre, con la lotta al terrorismo, poi più recentemente con lo scoppio del conflitto in Ucraina. Il numero colossale di droni e proiettili utilizzati ogni mese in Ucraina illustra la realtà di un conflitto che richiede risorse militari colossali”, sottolinea.
L’Ucraina si colloca così all’ottavo posto tra i paesi che spendono di più al mondo. I primi tre sono Stati Uniti, Cina e Russia.
Nessuna riduzione in vista
Il SIPRI non ha ancora pubblicato le cifre dettagliate per il 2024, ma secondo Jean-Marc Rickli è probabile che l’aumento della spesa militare continui.
La recente richiesta di Donald Trump ai Paesi della NATO di destinare quest’anno il 5% del PIL alla difesa, rispetto all’attuale 2%, conferma questa tendenza all’aumento. Anche se venisse firmato un cessate il fuoco in Ucraina, la dinamica generale rimarrebbe invariata.
Gli europei si sono resi conto che il periodo di pace che ha seguito la Guerra Fredda è ormai finito. Gli investimenti militari continuano, anche in assenza di un conflitto aperto, con l’obiettivo di migliorare la sicurezza e rispondere alle nuove minacce geopolitiche, analizza il direttore di Global Risks presso il Centro per la politica di sicurezza di Ginevra.