Vive accanto al presidente ucraino Volodymir Zelenskyy, nello stesso bunker segreto della capitale Kyiv, da dove si gestisce la guerra, la resistenza contro l’invasione russa. Serhiy Lechenko è un ex parlamentare entrato nella squadra del presidente, all’interno della quale ha un ruolo di consigliere speciale e si occupa in particolare di lotta contro la propaganda russa.
Al nostro inviato Pierre Ograbek ha concesso questa intervista in esclusiva.
Serhiy Leshenko, negli scorsi giorni a Washington il Pentagono ha ammesso di fornire all’Ucraina delle preziose informazioni di intelligence, per aiutarvi in questa guerra contro la Russia. Che informazioni ricevete, in particolare dall’intelligence statunitense e da quella britannica?
Non posso dire molto a questo proposito. Ma sappiamo, e anche Lei sa, che la comunità d’intelligence internazionale ha iniziato a fornirci informazioni. All’inizio c’era una sorta di ritardo. Ma quando la guerra è iniziata ci sono state inviate immediatamente. La cooperazione tra servizi segreti è molto buona. Pochi giorni prima che iniziasse la guerra c’è stata una discussione tra i nostri responsabili dell’intelligence: alcuni erano sicuri che la guerra sarebbe iniziata, altri invece meno. Ma la nostra agenzia dell’intelligence per la difesa (il GUR) era stata molto franca: a porte chiuse aveva comunicato che la guerra sarebbe iniziata. Sappiamo che i servizi di sicurezza comunicano molto bene con le intelligence statunitensi e britanniche. Penso che l’informazione sia stata fornita in modo molto corretto e al momento giusto.
Però avreste anche potuto lanciare l’allarme prima, per avvertire la popolazione che l’invasione russa era ormai certa.
L’Ucraina ha assunto una sorta di ruolo in cui dicevamo che non credevamo alla guerra, e questo per mantenere la gente diciamo così “non nervosa”. Ma, nel contempo stavamo preparando le nostre forze militari a questa guerra. È per questo che quando i bombardamenti sono iniziati, durante i primi giorni della guerra, alcune delle nostre armi erano già state nascoste; non sono state colpite. I russi hanno dunque iniziato a bombardare delle strutture che erano vuote.
L’esercito ucraino ha dimostrato di essere piuttosto pronto, di essere determinato nel fronteggiare l’invasione russa. Possiamo però dire che le informazioni fornite dai servizi segreti esteri (americani e britannici in particolare) sono state determinanti di fronte ad una tale disparità di forze sul campo tra russi e ucraini?
Certo, le informazioni di intelligence sono sempre molto importanti. Ma, nel contempo non sono meno importanti le informazioni che arrivano dal posto (dai soldati, dalle forze speciali). Le informazioni provenienti dai nostri partner ci hanno permesso di capire quando sarebbe iniziata la guerra, che tipo di armi sarebbero state utilizzate, in che modo il loro esercito sarebbe stato schierato, chi avrebbe attaccato da quale posizione. Ma queste sono solo informazioni. Qualcuno poi deve muoversi sul terreno. E questo lo ha fatto l’esercito ucraino, con il forte sostegno dei leader politici ucraini, che non hanno abbandonato Kyiv: sono rimasti qui, sul terreno, per mostrare al mondo interno che stiamo combattendo.
Però tutto questo con una disparità di forze enormi, tra esercito ucraino e quello russo.
Prima che la guerra iniziasse nessuno aveva alcuna fiducia nel nostro futuro. Nessuno credeva che noi potessimo sopravvivere in questa guerra, perché il nemico è troppo forte e troppo grande. Da molti molti anni ormai nessuno ha più vinto una guerra contro la Russia. Ma l’esercito ucraino è molto abile. Abbiamo accumulato un’esperienza di guerra lunga 8 anni, nel Donbass. Siamo allenati. Certo, abbiamo avuto molte perdite. È importante dirlo, ed è per questo che chiediamo il sostegno dei nostri partner in questo momento cruciale. Ad un certo punto il presidente Zelenskyy ha affermato che con l’aiuto dei nostri partner avremmo avuto armi per combattere una settimana. Ma a noi sono durate 20 ore, meno di un giorno! Per questo bisogna intensificare il rifornimento di armi.
Ora in qualche modo gli Stati Uniti stanno armando Kyiv per indebolire la Russia? Gli ucraini in qualche modo stanno facendo “il lavoro sporco” per indebolire Vladimir Putin?
La mia sensazione è molto complessa. Lei ha ragione: gli Stati Uniti ci hanno dato più di altri paesi. Però è anche l’economia più forte al mondo. Noi riteniamo che tutto quanto ci venga fornito sia buona cosa, ma non sufficiente. Per questo non ritengo che siamo stati provocati dagli americani per combattere contro i russi.
Quindi quale è la sua opinione sul ruolo che gli Stati uniti ricoprono in questa guerra?
Guardiamo in un altro modo: che opzioni avevamo noi sul tavolo? 1: arrenderci e dire: “Putin prendi tutto quel che riesci a prendere”. 2: negoziare. 3: combattere. Siamo sempre stati aperti ai negoziati. Zelenskyy ha invitato decine di volte Putin ad incontrarlo, per fermare l’escalation. Opzione numero 1: arrenderci? No, non è possibile. Nessun presidente ucraino lo farebbe. Combattere? Siamo pronti, Zelenskyy lo aveva dichiarato già tempo fa. Ma mi permetta di ricordare che l’America era stata molto fredda nella sua risposta.
Poi però ha risposto, ed in modo anche molto deciso.
Poi Trump è diventato presidente e ci ha fornito i missili leggeri Javelin - una quantità molto limitata, e senza il permesso di usarli al fronte nel Donbas. Poi pochi mesi prima che questa guerra scoppiasse credo che i servizi segreti americani abbiano capito che ci sarebbe stato un conflitto irreversibile. Allora hanno deciso di rifornirci, ma ancora con Javelin o i missili terra-aria Stingers… ma che non vanno bene per una vera e propria guerra al fronte. Noi chiedevamo armi pesanti: artiglieria, jet, missili antiaerei... In quel periodo non ci sono stati forniti.
Sì, su questo punto ci ricordiamo come abbiate insistito per avere anche dei jet militari - quella era una questione particolarmente delicata…
Durante le prime settimane di guerra abbiamo vinto noi, abbiamo resistito. Hanno distrutto una buona parte del nostro sistema antiaereo, ci hanno bombardato e continuano a farlo, ci attaccano dal cielo. Ora bombardano meno perché abbiamo ristabilito il nostro sistema anti-aereo. Per noi sarebbe stato determinante avere dei jet da combattimento, ma non ne abbiamo ricevuti. Io non sono d’accordo con l’affermazione che l’America ci abbia spinto o abbia portato ad un’escalation. No. Dalla nostra prospettiva: noi abbiamo sempre chiesto di più.
Parliamo però anche di pace: quando vi riunite per discutere con la delegazione russa, da parte nostra ci sono sempre delle speranze. Ma per il momento non dobbiamo aspettarci nessun segnale positivo?
Noi non fermiamo i negoziati. È la Russia che ignora il nostro compromesso. Per loro significherebbe: perdere molto per nulla. I punti sono: neutralità? Noi siamo pronti, non c’è problema. Garanzie? Sarebbe saggio per l’Ucraina averne dopo quanto successo sul nostro territorio. Denazificazione? Cosa vuol dire… non lo so. Lei ha visto molti nazisti in Ucraina? Lei è stato qui diverse volte… Demilitarizzazione? Come possiamo essere indipendenti senza il nostro esercito? Riconoscimento della Crimea? Vogliono che noi lo riconosciamo come parte della Russia, ma questo è contrario alla nostra Costituzione, sarebbe perseguito per tradimento. Quindi proponiamo: fermiamo la guerra, firmiamo un impegno speciale per non usare la forza nel risolvere il problema Crimea, bensì la diplomazia. Il Donbas? Vogliono che venga riconosciuto tutto quanto come indipendente, compreso il territorio che non è ancora occupato ora. Per noi è pure inaccettabile. Noi siamo pronti ad un periodo transitorio di 20-30 anni, ma la Russia deve liberare i territori conquistati dopo l’inizio della guerra: Kherson, parte di Mykolaiv, del Donbas, di Zaporizhzhia.
RG 12:30 del 4.5.2022 L'intervista di Pierre Ograbek
RSI Info 05.05.2022, 01:37
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