Malta rappresenta uno dei dieci Stati più piccoli al mondo. Situato nel centro del Mediterraneo, ha una posizione strategica per la sua vicinanza all’Africa. Tanti sono i migranti che vengono soccorsi nelle acque internazionali a responsabilità maltese, pochi quelli che vi sbarcano (433 nel 2022). Eppure, in molti, una volta ottenuti i documenti in un altro Stato, decidono di tornare qui, in aereo per lavoro. L’isola è un cantiere a cielo aperto. L’edilizia è il suo motore pulsante: c’è necessità di manodopera a poco prezzo. Un’occasione ghiotta, a cui è difficile resistere.
"I beneficiari di protezione in un altro paese dell’UE non hanno il diritto di lavorare a Malta in maniera legale", spiega Sara Zingariello, coordinatrice di Jesuit Refugee Service. "Malta ha una politica molto rigorosa che vieta loro persino di richiedere il permesso per risiedere e lavorare sull’isola". Un mondo sommerso, una schiera di invisibili che, giorno dopo giorno, mandano avanti i cantieri del paese, contribuendo ad uno sviluppo di cui, però, non vedranno alcun frutto.