La trentasettesima giornata di guerra in Ucraina a seguito dell’invasione russa è stata caratterizzata dal prosieguo dei negoziati, anche se solo in videoconferenza. Le posizioni sembrano ancora distanti: nonostante le aperture di Kiev in merito alla neutralità, rafforzata, del Paese, l’esercito russo ha continuato le operazioni militari in varie parti dell’Ucraina.
Mosca ha inoltre accusato l’esercito ucraino di aver attaccato un deposito di petrolio nella città russa di Belgorod: un’incursione fuori dai confini che Kiev inizialmente non ha smentito ufficialmente, ventilando invece l’ipotesi che possa trattarsi addirittura di un sabotaggio da parte dei militari della Federazione. In serata è però arrivata la precisazione: "Per qualche motivo dicono che siamo stati noi, ma secondo le nostre informazioni questo non corrisponde alla realtà", ha affermato il segretario del Consiglio di sicurezza ucraino, Oleksiy Danilov alla televisione nazionale. L’attacco, del quale non è possibile avere una conferma da parte di fonti indipendenti, sarebbe stato condotto tramite elicotteri e avrebbe causato solo danni materiali.
Il Cremlino ha per parte sua condannato l’accaduto, aggiungendo quello che è successo a Belgorod “non crea le condizioni necessarie affinché i negoziati continuino”.
Sul fronte della diplomazia, il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato nuovamente con il suo omonimo ucraino Volodymyr Zelensky, il quale gli ha chiesto di fare pressioni sul Cremlino al fine di ottenere le condizioni necessarie per un’operazione umanitaria a Mariupol, la città del sudest del paese ormai in larghissima parte distrutta e dove si concentra parte dello sforzo bellico russo.
Mariupol, impossibile far fuggire i civili
Sempre in merito alla situazione di Mariupol, la Croce Rossa in serata ha affermato che venerdì è stato impossibile procedere all'evacuazione dei civili dalla città. Il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) scortava i veicoli diretti a prendere le persone in fuga.
Nel frattempo, l’UNESCO ha fatto sapere che sono almeno una cinquantina i siti culturali ucraini a essere stati danneggiati dalla guerra.
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