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May sola contro tutti (o quasi)

La premier britannica difende la bozza di accordo sulla Brexit, ma resta sotto attacco all'interno del suo stesso partito

  • 16 novembre 2018, 14:44
  • 22 novembre, 23:45
01:19

RG 12.30 del 16.11.18 - Il servizio di Giancarlo Ciccone

RSI Info 16.11.2018, 13:30

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Di: RG/Bleff 

La premier britannica Theresa May continua a difendere la bozza di accordo conclusa con Bruxelles, ma ormai sembrano in pochi a darle fiducia: secondo il Daily Telegraph, venerdì mattina i deputati nordirlandesi che sostengono il suo Governo di minoranza hanno chiesto la sua sostituzione. Il partito conservatore è in aperta rivolta con un gruppo di antieuropeisti più accaniti che hanno attivato la procedura per sfiduciarla. In altre parole: per cacciarla dal potere. Sempre venerdì mattina, in un'intervista ad una popolare radio privata, due ascoltatori le hanno chiesto di dimettersi.

Scenari futuri

Che cosa potrà succedere adesso? La prima ministra insiste sul suo piano di accordo con l'Europa, giudicato però troppo arrendevole verso Bruxelles. L'appuntamento cruciale, se Theresa May resta al potere, sarà il voto in Parlamento il prossimo dicembre. Qui l'opinione è concorde: sembra sicuro che il suo piano sarà bocciato clamorosamente. A questo punto si aprirebbero vari scenari: nuove elezioni come chiedono i laburisti; uscire dall'Europa senza alcun accordo, “sbattendo la porta”; indire un nuovo referendum. Secondo l'ultimo sondaggio il 55% della popolazione vuole proprio questo, tornare al voto per decidere se i britannici vogliono realmente abbandonare l'Europa.

Gove: "Piena fiducia"

Il ministro britannico Michael Gove, uno dei fautori della brexit ha dichiarato di avere piena fiducia in Theresa May, e ha fatto capire che non lascerà il Governo nonostante le sue critiche alla bozza di accordo. La stampa britannica aveva speculato sulle sue dimissioni dopo una serie di altre defezioni illustri. Ma la premier resta sotto attacco all’interno del suo stesso partito, e ormai sta lottando soprattutto per la sua sopravvivenza politica.

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