Se si sfora il limite di 1,5 gradi di riscaldamento, metà dell'umanità sarà a rischio di alluvioni e siccità. E se si sfora quello dei 2 gradi, nei Paesi poveri raddoppieranno le persone in pericolo per disastri naturali. Lo sostiene uno studio del think-tank McKinsey & Company, presentato alla COP 26 di Glasgow oggi, lunedì.
Per la ricerca della McKinsey, se nel 2030 si sforerà il limite di 1,5 gradi dai livelli pre-industriali, 3,9 miliardi di persone, il 47% della popolazione mondiale, sarà esposta al rischio climatico. Oggi le persone a rischio sono 3,3 miliardi, il 43%. Ma se si sforeranno i 2 gradi nel 2050, a rischio saranno 5 miliardi di esseri umani, il 55%.
La scarsità d'acqua colpisce oggi 1 miliardo di persone, il 24% della popolazione. Un altro grado e mezzo di riscaldamento, e nel 2030 a rischio saranno 1,7 miliardi (28%). Con +2 gradi nel 2050, lo saranno 1,8 (29%). E 400 milioni di persone al mondo saranno esposte a inondazioni dal mare o dai fiumi.
Ma anche la crisi climatica non è uguale per tutti. Due gradi di riscaldamento al 2050 metteranno a rischio di disastri il 55% della specie umana. Ma nei paesi ricchi, solo il 10% sarà in pericolo. Mentre fra le popolazioni più povere del mondo, le persone esposte a rischi climatici saranno il doppio rispetto ad oggi. Due terzi delle persone minacciate saranno concentrate in 10 paesi a basso reddito. In Pakistan e Bangladesh, il 90% della popolazione sarà esposta.
COP26, dalle parole ai fatti
Telegiornale 08.11.2021, 21:00