Almeno 21 persone sono state uccise in un attacco israeliano contro un villaggio nel nord del Libano, Aitou. Lo rende noto il ministero della sanità libanese lunedì. È la prima volta che il villaggio, in una regione montuosa a maggioranza cristiana, viene preso di mira da quando Hezbollah e Israele sono entrati in guerra aperta il 23 settembre. Secondo l’agenzia nazionale Ani il raid ha preso di mira un appartamento.
Sempre lunedì pomeriggio le sirene d’allarme hanno suonato continuamente nel nord di Israele per il lancio di razzi dal sud del Libano. Dalle 15,15 alle 16,10 (ora locale) gli allarmi sono scattati in particolare a Yesud Hamaala, Yiron e Avivim. Lo ha riferito l’Idf.
L’ONU chiede il cessate il fuoco per evitare una guerra regionale maggiore
Intanto l’alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), Filippo Grandi, ha sottolineato lunedì l’urgenza di un cessate il fuoco in Libano e a Gaza per evitare un conflitto regionale più ampio con conseguenze globali. “Un cessate il fuoco sostenuto da un significativo processo di pace (...) è l’unico modo per spezzare il ciclo di violenza, odio e miseria”, ha dichiarato Grandi all’apertura della riunione annuale del comitato esecutivo dell’UNHCR a Ginevra.
Dopo mesi di scontri al confine tra Israele e il movimento filo-iraniano Hezbollah, alleato del palestinese Hamas, il 23 settembre l’esercito israeliano ha intensificato i raid aerei in Libano e il 30 settembre ha iniziato le operazioni di terra. Secondo un conteggio dell’AFP, dal 23 settembre sono state uccise in Libano più di 1’300 persone. Secondo le Nazioni Unite, da quella data più di un milione di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case o hanno lasciato il Paese: più di un sesto della popolazione.
Hezbollah ha riattivato il fronte al confine con Israele dopo l’attacco del 7 ottobre e l’inizio della guerra a Gaza, a sostegno del suo alleato palestinese Hamas. Lo scambio di fuoco quasi quotidiano ha portato allo sfollamento di decine di migliaia di persone su entrambi i lati del confine, anche prima dell’intensificazione dell’offensiva israeliana di settembre.
Israele ha promesso di combattere Hezbollah fino alla “vittoria”, per consentire il ritorno nelle regioni settentrionali di confine dei 60’000 abitanti sfollati dall’incessante lancio di razzi del movimento libanese.
“Avete visto le immagini e sentito le cifre: centinaia di migliaia di persone sfollate all’interno del Libano, che cercano di sfuggire agli attacchi aerei israeliani”, ha dichiarato Grandi, deplorando il fatto che “ancora una volta, la distinzione tra civili e combattenti è quasi scomparsa”. L’Alto commissario ha denunciato gli attacchi agli operatori umanitari, ma ha affermato che le Nazioni Unite continueranno a “rimanere” sul terreno.
Ha reso omaggio ai collaboratori dell’UNHCR uccisi in un attacco aereo israeliano in Libano il mese scorso e ha ricordato che 226 persone che lavorano per l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) hanno perso la vita dopo la guerra a Gaza. “Non possiamo accettare che le vite degli operatori umanitari vengano considerate come semplici danni collaterali o, peggio ancora, che vengano calunniate”, ha dichiarato.
UNHCR: 2024 un anno di violenze e abusi con milioni di sfollati
Grandi ha dichiarato che quello che sta per concludersi è stato “un anno di perdite e di dolore, mentre continuiamo ad assistere a conflitti, violenze e abusi che hanno causato milioni di sfollati. Alimentati dalla convinzione, dalla terribile menzogna, che la via per la pace si trovi attraverso la guerra”.
“Ci viene detto che le guerre stanno diventando più intelligenti, ma sicuramente non è così per le vittime civili indiscriminate, la distruzione e lo sfollamento. Modelli di conflitto - prosegue - a cui assistiamo anche in Ucraina, Gaza, Sudan, Myanmar, con l’adesione al diritto internazionale umanitario ridotta alla più pallida foglia di fico, mentre cliniche e scuole vengono distrutte insieme a migliaia di vite”.
Grandi ha sottolineato come in Ucraina, “i civili devono essere aiutati a prepararsi per un inverno che probabilmente sarà ancora più difficile dei due precedenti”, mentre in Sudan, “carestie, malattie, inondazioni e orribili violazioni dei diritti umani hanno causato lo sfollamento di oltre 11 milioni di persone, quasi il doppio rispetto a un anno fa”. “Oggi nel mondo ci sono 123 milioni di rifugiati e sfollati - ha detto ancora Grandi - La loro situazione richiede soluzioni”.
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