La tregua fra Israele e Hamas entra oggi, lunedì, nel suo quarto e (almeno per il momento) ultimo giorno. Nella notte, il movimento islamico, in un comunicato, ha per la prima volta manifestato la sua disponibilità a prorogarla di altri “due-quattro giorni” e a proseguire nel frattempo lo scambio fra gli ostaggi che detiene da una cinquantina di giorni e palestinesi detenuti nello Stato ebraico.
L’intesa entrata in vigore venerdì scorso grazie alla mediazione soprattutto del Qatar prevedeva il passaggio di aiuti umanitari e la liberazione di una cinquantina di ostaggi in cambio di 150 prigionieri. Fino a domenica sono tornati in libertà rispettivamente in 39 e in 117. Fra le persone rientrate in Israele nel fine settimana ci sono anche alcuni lavoratori thailandesi, un cittadino russo per il quale Mosca si è impegnata direttamente e diversi bambini, compresa una bimba di 4 anni con anche il passaporto statunitense, rimasta orfana nell’attacco di inizio ottobre. In giornata dovrebbe essere la volta di un quarto gruppo per parte.
Domenica sera anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu, dopo aver parlato con il presidente statunitense Joe Biden, aveva dichiarato la sua disponibilità a estendere la tregua di un giorno per ogni dieci ostaggi liberati. Aveva però anche affermato che al termine della pausa gli attacchi riprenderanno con il medesimo vigore di prima allo scopo di eliminare Hamas. Finora hanno causato circa 13’300 morti nella Striscia di Gaza.
Sia UE che NATO hanno preso posizione in mattinata chiedendo una proroga della tregua.