Militari venezuelani hanno aperto il fuoco contro un posto di blocco di indigeni Pemon a Gran Sabana, a poca distanza dalla frontiera con il Brasile, uccidendo due persone.
Secondo le prime ricostruzioni dell'incidente uomini dell'Aretauka, la forza di sicurezza autonoma della comunità indigena, hanno cercato di fermare un convoglio di truppe che stava circolando verso Santa Elena de Uarein, dove dovrebbero entrare gli aiuti umanitari depositati nel paese vicino.
Intanto il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha dichiarato che l'aiuto umanitario per il Venezuela viene "usato come 'cavallo di Troia' per invadere e provocare una guerra". "I fratelli latinoamericani non possono essere complici di un intervento militare. Difendere il Venezuela significa difendere la sovranità dell'America Latina", ha aggiunto il leader di La Paz, fermo sostenitore del governo del presidente venezuelano in carica, Nicola Maduro, e critico nei confronti degli Stati Uniti.
E mentre l'oppositore di Maduro, Juan Guaidò, il presidente del Parlamento venezuelano che ha assunto i poteri dell'Esecutivo, ha lanciato un nuovo appello alle Forze Armate del suo paese "e a tutti i venezuelani che sono disposti a contribuire per una uscita da questa crisi senza violenza", Maduro ha dichiarato che le Forze Armate "sono dispiegate su tutto il territorio nazionale per garantire la pace e la difesa integrale del paese".
Nel frattempo la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha dichiarato che gli aiuti umanitari al Venezuela potrebbero servire agli Stati Uniti come "pretesto per un attacco militare per rimuovere dal potere l'attuale legittimo presidente del Paese" ed ha accusato Washington di muovere verso il confine col Venezuela truppe speciali.
ATS/M. Ang.