Reportage

Siria, un mese di libertà

La capitale Damasco è euforica per l’avvenire dopo la caduta di Assad, ma non mancano gli interrogativi

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Siria, un mese senza regime

Falò 14.01.2025, 21:15

Di: Davide Mattei, dalla Siria 

È venerdì pomeriggio e la piazza degli Omayyadi di Damasco brulica di gente e traffico, ma la grande folla delle scorse settimane oggi non sembra voler radunarsi.

Per un mese la rotonda era diventata il punto di ritrovo per celebrare la fine del regime di Bashar al-Assad, caduto l’8 dicembre scorso sotto i colpi della coalizione guidata da Hayat Tahrir al-Sham (HTS).

Quasi cinque settimane dopo, l’atmosfera è ancora di festa, ma l’euforia sembra stemperata, forse dall’attesa per quello che Ahmad al-Sharaa, fondatore e capo dell’HTS, deciderà per la nuova Siria.

Sulla piazza ci sono le sue macchine, quelle con gli adesivi del Governo di Salvezza Siriano, l’amministrazione che aveva messo in piedi nel nord, a Idlib. Il nuovo leader ha trasferito qui i suoi uomini più fedeli, piazzandoli ovunque, dai ministeri fino al controllo del traffico damasceno.

In mezzo alle automobili, Anas Alatrash si affanna a far attraversare bambini e a dare informazioni ai passanti. Lui, che ha lasciato la polizia stradale di Assad quando è scoppiata la guerra civile, oggi è raggiante: “Per noi è un sogno vedere che la stradale di Damasco rinasce. Prima il regime metteva una barriera tra cittadini e poliziotti, la polizia abusava del suo potere, per questo abbiamo lasciato il regime; ma ora siamo tornati per essere solidali con i cittadini”, spiega alle telecamere di Falò.

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Fuori dalla moschea degli Omayyadi

  • RSI

Il clima è disteso nella capitale, le persone collaborano con la nuova polizia venuta dal nord, anche perché, se così non fosse, i pochi uomini non riuscirebbero a controllare la popolazione.

“La difficoltà è che le nostre forze dell’ordine sono poche e ognuno deve lavorare per quattro,” dice alla RSI all’interno del Ministero dell’Interno un superiore di Anas che non vuole essere identificato. “Non abbiamo l’autorizzazione per parlare,” si scusa l’uomo sulla cinquantina, con barba media e baffi rasati che, secondo il nostro interprete, potrebbe presto ricoprire un ruolo di importanza al ministero. “Abbiamo promesso al popolo che ci sarebbe stata sicurezza e per noi è la priorità,” continua, assicurando che ora c’è la fila quando il governo di transizione apre le assunzioni per la polizia.

All’esterno del palazzo, il traffico sembra essere l’unica cosa davvero fuori controllo a Damasco, anche per salire sul monte Qassiun, che sovrasta la città, dove macchine e moto si dirigono in massa per godere del tramonto: “Non conoscevo il monte Qassiun,” ci dice Lana Shabaan, giovane parrucchiera. “Mia madre mi diceva che ogni settimana facevano dei picnic qui, e io sognavo di vederlo, ma era proibito. Oggi finalmente sono potuta venire a vederlo.”

Dichiarato off-limits ai siriani da al-Assad nel 2011, oggi il monte Qassiun è divenuto un simbolo della bellezza della libertà ritrovata.

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Sul monte Qassiun

  • RSI

Come liberi di cantare fino a notte fonda sono i clienti del caffè Rawdah, un noto ritrovo di intellettuali giù in centro, a due passi dal parlamento.

Oggi la serata è dedicata a chi rientra nel paese. Sul palco i due cantanti si sono appena rincontrati: uno è tornato dall’esilio in Turchia, l’altro è stato liberato dal carcere di Assad. Ora cantano assieme alla nuova Siria, trascinando con loro il pubblico urlante.

In mezzo alla folla, narghilè in mano, c’è anche Thair Wali, noto youtuber che ha passato gli ultimi tredici anni in Turchia. Oggi è rientrato con le idee molto chiare sulla Siria che vuole: “Con il nuovo governo noi rimarremo attivi, perché loro sappiano che il regime di Assad non si deve ripetere e perché la Siria diventi davvero un paese democratico.”

Cosa succederà nessuno lo sa davvero, ma la grande differenza di questo mese senza il regime degli Assad è che per ora tutti continuano a parlarne liberamente.

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