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Sudan: "Nessuno può uscire di casa"

La situazione sanitaria è precaria, ci conferma Medici senza frontiere - Le nuove violenze si innestano in un paese già fragile. L'intervista a Vittorio Oppizzi

  • 22 aprile 2023, 10:33
  • 20 novembre, 11:28
A Khartum

A Khartum

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Di: Alessandra Spataro 

Il Sudan sta vivendo, ancora una volta, un capitolo di violenza nella sua storia. Da sabato scorso, infatti, l’esercito regolare e il gruppo paramilitare Rapid Support Forces si stanno affrontando. A capo delle due milizie vi sono da una parte il presidente Abdel Fattah al Burhan e dall’altra il vicepresidente Mohamed Hamdan Dagalo, ora rivali.

Gli scontri violenti, che avvengono per strada, hanno già causato oltre 400 morti. Un numero molto probabilmente sottostimato siccome anche le organizzazioni umanitarie presenti sul posto non hanno la possibilità di verificare di persona, poiché obbligate a stare rinchiuse in case e uffici.

Un filo diretto tra chi si trova ancora nel Paese, lo mantiene, tra gli altri, Medici senza frontiere Svizzera, tramite la figura di Vittorio Oppizzi, responsabili delle operazioni nel paese, rientrato da poco da una missione proprio in Sudan, che abbiamo contattato.

"La situazione è molto critica, specialmente nella capitale, Khartum, e nella grande parte del Darfur, dov’è impossibile operare", ci racconta, "molte delle nostre squadre sono bloccate nelle loro abitazioni, perché la loro sicurezza è la priorità per il momento. Siamo in contatto con molti ospedali a cui vogliamo continuare a inviare forniture mediche, ma al momento non possiamo raggiungere i nostri magazzini proprio per questioni di sicurezza".

La popolazione e gli operatori costretti in casa

Alcune parti del Paese sono state risparmiate dal conflitto, e qui gli operatori riescono ancora a lavorare. Nelle zone invece dove gli scontri sono continui, i civili non hanno scampo. "È insicuro uscire, vuole dire che non è possibile raggiungere un negozio per rifornirsi di cibo e acqua e di conseguenza di poter contare su cure mediche. Inoltre, in alcune zone l’elettricità è saltata e strutture sanitarie sono state prese di mira, tra cui anche un nostro magazzino".

07:31

L'intervista completa a Vittorio Oppizzi di MSF

RSI Info 21.04.2023, 15:31

  • MSF

Medici senza frontiere, come altre istituzioni, fanno appello urgente affinché i civili vengano protetti da questi attacchi indiscriminati. Alle difficoltà di raggiungere i depositi dove si trova il materiale medico, si aggiunge la chiusura del principale aeroporto del Paese. "Sul lungo periodo questa chiusura potrà avere un impatto critico, proprio per i rifornimenti al di fuori del Paese".

Un paese già in ginocchio

Questa nuova ondata di violenze, si inserisce in un contesto già molto complicato. Il Paese, il terzo più grande dell’Africa, è molto povero. Ha vissuto anni di guerra, è confrontato con cicliche carestie e lunghi periodi di siccità. “Medici senza frontiere”, ci spiega sempre Oppizzi, “vi opera da molto tempo, ma negli ultimi due anni abbiamo avuto un gran numero di interventi sanitari, molte situazioni critiche dal punto di vista epidemiologico, dal punto di vista nutrizionale,... Quindi, su una situazione già precaria di aggiunge l’insicurezza del conflitto”.

La situazione è così critica che il personale dell’ambasciata svizzera in Sudan e un centinaio di cittadini elvetici, afferma il Dipartimento federale degli affari esteri, non potranno essere sfollati, siccome non è possibile organizzare un’uscita dal Paese sicura.

00:41

Sudan, Berna valuta se sfollare i cittadini elvetici

Telegiornale 20.04.2023, 12:30

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