Chi conosce come funziona il sistema elettorale americano non esclude nulla. Neppure che il 20 gennaio - inauguration day - saranno in due a presentarsi. Trump, infatti, non ammette la vittoria di Biden e ha già estratto le prime armi di una battaglia che si annuncia lunga: la piazza e la legge. Dai Tribunali minori su su, fino alla Corte suprema, ma nel frattempo il sistema elettorale - ampiamente basato sulla fiducia - potrebbe offrigli un'altra scappatoia: il caos.
Trump e la strategia del caos
Telegiornale 07.11.2020, 21:00
Negli Stati Uniti infatti il popolo elegge in realtà i grandi elettori che poi eleggono il presidente, secondo scadenze che da qui all'inizio del prossimo anno potrebbero prestarsi ai più raffinati giochi politico-istituzionali. La prima scadenza è l'8 dicembre. Entro quella data i 50 Stati americani più Washington DC devono presentare la lista dei loro grandi elettori, cioè le 538 persone che il 14 dicembre voteranno per i candidati presidenti, teoricamente in accordo con l'esito del voto popolare dei loro Stati di provenienza.
I Repubblicani alla guida di Stati dove l'esito elettorale sia contestato - come la Georgia - potrebbero scegliere non i grandi elettori designati dai partiti, ma altri di loro gradimento, che voterebbero a comando. I partigiani di Trump potrebbero così ambire a un risultato di parità per esempio. 269 grandi elettori a testa - nel qual caso sarebbe la Camera dei rappresentanti a scegliere il presidente, secondo un meccanismo che favorirebbe Trump - oppure - addirittura puntare al sovvertimento del risultato, consegnando a lui la maggioranza dei grandi elettori.
Si arriverebbe così al 6 gennaio: Pence - nelle vesti di presidente del Senato - dovrebbe presiedere lo spoglio del voto dei grandi elettori di fronte ai membri del Congresso. Un'operazione di solito cerimoniale, ma non questa volta. Attraverso un artificio costituzionale, la speaker della Camera Nancy Pelosi potrebbe però congelare il conteggio, fino al 20 gennaio, diventando sulla base del Presidential succesion act lei stessa presidente.
Fantapolitica? Forse. Auguri, America.
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