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Trump torna all’attacco dei giudici, ecco perché

L’analisi di David Super, professore di diritto alla Georgetown University: “È la più grande crisi costituzionale che abbiamo avuto, a parte la guerra civile”

  • 23 marzo, 22:04
  • Ieri, 02:36
02:59

USA, Donald Trump prende di mira i giudici

Telegiornale 23.03.2025, 20:00

  • AP/Keystone
Di: Telegiornale-Herber/M.Ang. 

A tenere banco negli Stati Uniti, in questi giorni, è stato soprattutto lo scontro tra il presidente Donald Trump e il potere giudiziario. È dovuto intervenire addirittura il presidente della Corte suprema, John Roberts, dopo che l’amministrazione Trump aveva ignorato la sentenza di un giudice. E subito si è iniziato a parlare di “crisi istituzionale”.

Tutto è iniziato con una muscolosa dimostrazione di forza contro l’immigrazione irregolare: la deportazione di oltre 250 venezuelani, scomodando una legge del 1798 per i tempi di guerra. Poi, lo scontro con un giudice federale, “reo” di aver dichiarato illegale la modalità d’espulsione. Un giudice in seguito definito da Donald Trump come un “pazzo della sinistra radicale [che] come molti dei giudici corrotti dovrebbero essere messi sotto impeachment”.

L’ennesimo attacco a magistrati e tribunali da parte del presidente, che non può che allarmare, ammette David Super, professore di diritto alla Georgetown University di Washington, intervistato dal Telegiornale della RSI: “La nostra Costituzione si basa sulla nozione di pesi e contrappesi, nessun ramo del governo deve diventare troppo forte perché ciò minaccerebbe la libertà, ma il presidente ha una visione della presidenza incompatibile con questo concetto”, spiega.

Eccezionalmente, a difesa del giudice attaccato, è intervenuto il capo della Corte Suprema, il conservatore John Roberts, ricordando a Trump come storicamente “l’impeachment non sia una risposta appropriata al disaccordo riguardante una decisione giudiziaria, per cui esiste il processo di revisione in appello”.

Il professor David Super sottolinea quindi la gravità di quanto sta accadendo: “Quando il potere esecutivo cerca di intimidire i giudici, questi perdono la loro indipendenza e la loro credibilità. Credo che il presidente della Corte Suprema Roberts veda questa situazione come una minaccia reale”, spiega ai nostri microfoni.

Il raro intervento del giudice capo con cui ha prestato giuramento due volte, non ha però riportato Trump a miti consigli. “Abbiamo pessimi giudici molto scorretti. Sono giudici che non dovrebbero essere ammessi. Penso che a un certo punto si debba iniziare a pensare a cosa fare quando si ha un giudice disonesto”, ha dichiarato il presidente statunitense. Un atteggiamento di sfida, come molti degli ordini esecutivi varati, teso più alla mobilitazione politica che al rispetto dei canoni legislativi.

Secondo il professor Super: “Questa Amministrazione è sempre più incline a ignorare le sentenze dei tribunali federali. Quindi questi casi finiranno davanti alla Corte Suprema. Solo allora, se Trump cederà, si potrà pensare di tornare a essere il Paese che siamo stati per 200 anni”. Alla domanda se si esagera definendola una crisi istituzionale, il professor Super, risponde deciso: “Sì certo, questa è una crisi costituzionale, è la più grande crisi costituzionale che abbiamo avuto, a parte la guerra civile, a metà del XIX secolo”.

Uno scontro destinato a decidersi alla Corte Suprema. Intanto va sottolineato che, in due mesi di presidenza, sono già 132 le cause legali contro le decisioni di Trump.

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