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Uscire dall’UE costerebbe alla Germania 2,5 milioni di posti di lavoro

Sono i calcoli dell’Institut der deutschen Wirtschaft (IW) che ha analizzato il programma elettorale di Alternative für Deutschland (AfD)

  • 18 febbraio, 22:38
  • Oggi, 10:41
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foto d'archivio

  • AP/keystone
Di: ATS/ANSA/M. Ang. 

La cosiddetta Dexit, l’uscita della Germania dall’Unione europea, costerebbe al Paese due milioni e mezzo di posti di lavoro e la perdita di circa il 5,6% del PIL reale; conti al netto di un’uscita anche dalla moneta unica. Sono i calcoli dell’Institut der deutschen Wirtschaft (IW) che ha analizzato il programma elettorale del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD).

Quello sui rapporti con l’Europa è il tema che più di tutti preoccupa gli imprenditori tedeschi rispetto alla crescita del partito: il 77% degli imprenditori considera AfD “un rischio per la sopravvivenza dell’Euro e dell’Unione europea”. Altro elemento preoccupante è quello relativo alla necessità di forza lavoro, la cui mancanza può essere affrontata solo ricorrendo agli stranieri. In questo caso il problema sarebbe rappresentato dal convincere manodopera straniera a trasferirsi nelle roccaforti elettorali di AfD.

Nel presentare il rapporto Hildegard Mueller, presidente dell’Associazione dell’industria automobilistica, ha detto che “la politica economica di AfD è dannosa per l’economia e significherebbe, se realizzata, un’enorme perdita di benessere”.

Analizzate dall’IW sono anche le idee del partito sulle tasse e sul cambiamento climatico, rispetto al quale il partito mostra un chiaro atteggiamento negazionista e propone di abbattere i sistemi eolici. “Essendo quest’ultimi in gran parte in mano privata, questa proposta rivela un atteggiamento ambivalente del partito rispetto alla proprietà privata”. “Tutti questi risultati - conclude il rapporto - dimostrano che l’impegno politico-partitico, finora unico nel suo genere, di aziende, imprenditori e associazioni a favore della cultura democratica è nel loro ben noto interesse”.

Secondo un sondaggio Fdp e Linke rientreranno in Parlamento

Intanto, a meno di una settimana dalle elezioni, l’istituto Forsa ha reso noti i risultati di un sondaggio condotto per le reti Rtl/Ntv. I nuovi dati sono incoraggianti per i liberali della Fdp e la Linke che rientrerebbero in Parlamento. La situazione, dunque, si complica perché i seggi vanno divisi tra più partiti e questo rende più difficile la strada per definire una coalizione. Al momento in testa resta la Cdu-Csu (Unione Cristiano-Democratica e Unione Cristiano-Sociale) (30%), AfD (20%), Spd (Partito Socialdemocratico, 16%), Verdi (13%), Linke (La Sinistra, 7%) e Fdp (Partito Liberale Democratco, 5%). Resterebbe fuori dal Parlamento il gruppo di Sahra Wagenknecht (Bsw), sostanzialmente una forza di sinistra. In questo scenario una coalizione tra conservatori e socialdemocratici avrebbe una maggioranza di appena due seggi, mentre mancherebbe del tutto nel caso di una coalizione tra Verdi e conservatori.

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