Anche in guerra ci sono delle regole da rispettare. Un primo rapporto sulle violazioni del diritto internazionale umanitario in Ucraina è stato consegnato all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) a Vienna; sono tre gli esperti che lo hanno redatto e che hanno avuto a disposizione solo tre settimane per la loro inchiesta, svoltasi prima del ritiro russo da Bucha.
Marco Sassoli, professore dell’Università di Ginevra, ha contribuito a redigere l’indagine. Ai microfoni della RSI spiega che “le due parti hanno commesso violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani”, ma che “le violazioni da parte della Russia sono più gravi e più sistematiche”.
Il grosso del pacchetto delle violazioni riguarda la condotta delle ostilità. “Abbiamo potuto compiere un’analisi globale – continua Sassoli –; se la Russia avesse rispettato i principi della distinzione, ovvero attaccato solo obbiettivi militari, rispettato il principio della proporzionalità e preso le necessarie misure di precauzione per risparmiare la popolazione civile, non ci sarebbero state così tante case, scuole e ospedali distrutti”.
Marco Sassoli
In certi casi come quelli relativi al teatro e all’ospedale di Mariupol, continua il professore, “dato che i russi hanno dato spiegazione che abbiamo riscontrato erronee, lì abbiamo potuto stabilire concretamente una violazione del diritto umanitario e un crimine di guerra”.
Nei territori poi occupati dai russi ci sono state esecuzioni e stupri. Ma gli esperti dell'OSCE hanno anche constatato che entrambe le parti si sono macchiate di maltrattamenti nei confronti dei prigionieri: “l’Ucraina ancora oggi considera un criminale ogni prigioniero di guerra, ciò che è contrario all’idea di base della terza convenzione di Ginevra – spiega ancora Marco Sassoli –. Naturalmente, la Russia attaccando l’Ucraina ha commesso un crimine di aggressione, ma non ogni soldato russo è responsabile per questo crimine”.
Il professor Sassoli è preoccupato per un fatto che riguarda entrambi i belligeranti: rispetto al numero di morti nel conflitto il numero dei loro prigionieri è particolarmente basso. Il rapporto dei tre esperti è ora in mano all'OSCE, mentre altre inchieste, in primis della Corte penale internazionale, continuano per documentare le violazioni ancora in corso.