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Von der Leyen vuole consolidare la sua maggioranza

Per la presidente uscente della Commissione europea parte la corsa verso la rielezione - La forza delle tre maggiori “famiglie politiche” non la mette al riparo, si guarda a nuovi equilibri

  • 10 giugno, 18:12
  • 11 giugno, 09:33
Ursula von der Leyen
  • Imago Images
Di: ATS/Reuters/AFP/pon 

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha detto lunedì in una conferenza stampa a Berlino con il leader della CDU Friedrich Merz che parlerà dapprima con le “grandi famiglie europee” che hanno “ben collaborato” con il Partito popolare nell’ultimo quinquennio, come quella dei socialisti europei e dei liberali, ma che lascia “porte aperte” ad altri contatti.

Per l’uscente, alla luce dei risultati emersi domenica dalle urne e che le hanno fatto subito esclamare “Abbiamo vinto le elezioni”, è iniziata la partita per la riconferma per un altro mandato alla guida dell’Esecutivo di Bruxelles, una partita in cui avrà bisogno di alleati. “Abbiamo bisogno di stabilità”, ha dichiarato von der Leyen.

Il quadro uscito dalla consultazione nei Ventisette presenta due letture in apparenza antitetiche ma altrettanto vere: da un lato l’avanzata dell’estrema destra ha inferto un duro colpo ai leader dell’asse portante franco-tedesco, Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Dall’altro, il quadro complessivo nell’emiciclo di Strasburgo non cambia in modo radicale: la triade PPE, socialdemocratici e Rinnovare l’Europa (Renew, i liberali) - da qualcuno chiamata anche “coalizione Ursula” - detiene ancora la maggioranza e potrebbe essere spinta a compattarsi dalla contemporanea avanzata della destra ma anche dell’estrema sinistra.

Il PPE è l’unico dei tre grandi gruppi ad aver rafforzato le proprie posizioni, ed è stato il caso anche in Germania dove la CDU di von der Leyen è saldamente primo partito.

Sommati i seggi dei tre gruppi si aggirano attorno alla soglia dei 400 (la maggioranza è a 361), ma il quadro è ancora in evoluzione non solo perché il risultato non è ancora definitivo, ma anche perché i gruppi stessi si stanno ancora formando. Fra non iscritti ed eurodeputati senza un gruppo di riferimento, si arriva attorno al centinaio di eletti dalle posizioni molto eterogenee, che potrebbero ancora trovare casa. Fra questi anche i tedeschi dell’AfD, che hanno deciso di allontanare il loro capolista Maximilian Krah e chiedono ora di essere riammessi in Identità e democrazia (ID).

Non al riparo dai franchi tiratori

C’è poi un altro “ma”: nel segreto dell’urna, il 18 luglio bisogna prevedere una quota di franchi tiratori che potrebbero far cadere la candidatura von der Leyen. Delle defezioni, in passato, ci sono sempre state in queste circostanze. Ecco perché il PPE ha riaperto un canale con i Verdi che, sebbene usciti ridimensionati dalle urne, potrebbero fungere da utile stampella. Pongono però condizioni molto chiare, come un forte impegno a favore del “green deal”.

L’ipotesi alternativa è quella di corteggiare Giorgia Meloni, uscita rafforzata dal voto italiano. Un’ipotesi, però, più problematica della precedente: i socialdemocratici escludono qualsiasi coinvolgimento dei due gruppi di estrema destra (ECR - Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei e il citato ID), che dalle urne sono usciti molto più forti e contano insieme circa 150 poltrone. Lo stesso dicasi per i liberali: la candidata di punta di Renew, la francese Valérie Hayer, ha ribadito lunedì il concetto di “cordone sanitario” per tenere lontano dal potere formazioni come Fratelli d’Italia o i conservatori polacchi del PiS. A una domanda sul supporto del suo gruppo a un bis di Ursula von der Leyen, la stessa Hayer ha dichiarato: “Vedremo prima come sarà il confronto tra i capi di Stato e di governo” sul candidato alla presidenza della Commissione europea, “ma quello che conta per noi non è la personalità, bensì il programma politico” sul tavolo. Anche su questo fronte, quindi, la partita per la democristiana tedesca non è ancora vinta.

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