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Yunus, “una seconda indipendenza per il Bangladesh”

Il premio Nobel, pioniere del microcredito contro la povertà, è rientrato in patria per prendere la testa di un Governo di transizione

  • 8 agosto 2024, 12:28
  • 8 agosto 2024, 12:33
01:58

RG 12:30 dell’8.8.2024 Il servizio di Chiara Reid

RSI Info 08.08.2024, 12:33

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Di: AFP/pon 

Il premio Nobel per l’economia Muhammad Yunus ha celebrato giovedì “una seconda indipendenza per il Bangladesh”, al suo rientro in patria per prendere la testa del Governo ad interim costituito dopo la fuga della premier Sheikh Hasina, scacciata dalle manifestazioni di piazza degli studenti contro un sistema di discriminazione positiva che avvantaggiava nell’attribuzione dei posti nella giunzione pubblica le famiglie dei veterani della lotta per l’indipendenza.

Davanti alla stampa e ai suoi sostenitori, a Dacca, Yunus ha parlato di “un giorno di gloria”, ha lanciato un appello alla calma e ha promesso di riportare “legge e ordine” dopo le contestazioni delle scorse settimane, represse nel sangue con un bilancio di oltre 400 morti. In un’intervista apparsa mercoledì su The Economist aveva garantito che farà tutto il possibile per organizzare libere elezioni nel giro di qualche mese. Il capo dell’esercito Waker-Uz-Zaman, che aveva assunto il controllo della situazione dopo le dimissioni e la fuga all’estero di Hasina, si è detto certo che Yunus sarà “capace di portare a termine il processo di democratizzazione”.

Yunus, che ha 84 anni, è giunto reduce da cure mediche a cui si è sottoposto a Parigi. “Sono contento di essere rientrato a casa”, ha detto il “banchiere dei poveri”, pioniere del microcredito. Con la Grameen Bank da lui fondata, per concedere piccoli prestiti a categorie in genere escluse dall’accesso al credito tradizionale, si era ripromesso di combattere la povertà dilagante. Il modello ha fatto scuola anche all’estero e nel 2006 gli è valso la prestigiosa ricompensa assegnata dall’Accademia di Svezia.

Dopo il Nobel Yunus aveva ipotizzato di fondare un partito politico, prima di desistere. Era tuttavia inviso al potere del partito di Sheikh Hasina. Oggetto di oltre 100 procedure penali per presunte violazioni del diritto del lavoro, si era deciso a partire in esilio dopo una condanna a sei mesi di carcere pronunciata in gennaio. L’assoluzione in appello, mercoledì, ha aperto la strada al suo ritorno. I leader della protesta studentesca chiedevano a gran voce che fosse lui a guidare l’Esecutivo di transizione.

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