La prima ministra del Bangladesh, Sheikh Hasina, si è dimessa lunedì e ha lasciato la capitale, Dacca, nel bel mezzo delle manifestazioni di massa che chiedevano la sua rimozione.
“Lei e sua sorella hanno lasciato Ganabhaban (la residenza ufficiale del primo ministro) per un luogo più sicuro”, ha detto una fonte all’AFP a condizione dell’anonimato, aggiungendo: “Voleva registrare un discorso. Ma non ha potuto farlo”. Secondo alcuni media Hasina avrebbe lasciato il Paese per raggiungere l’India.
Il generale Waker Uz-Zaman, capo dell’esercito, ha confermato le dimissioni della 76enne Hasina, ha chiesto ai dimostranti - soprattutto studenti - di placare la loro ira e ritornare alle proprie abitazioni. Ha quindi promesso che le forze armate non apriranno il fuoco per contenerli e che i responsabili delle vittime degli scorsi giorni saranno puniti. Uz-Zaman ha inoltre dichiarato di aver già preso contatto con i leader dei principali partiti in vista della formazione di un Governo ad interim.
Le proteste in corso a Dacca da domenica
I manifestanti marciano sulla capitale
Centinaia di migliaia di manifestanti antigovernativi hanno sfidato il coprifuoco e le forze di sicurezza, marciando per le strade della capitale Dacca. È stato preso d’assalto anche il palazzo della premier: il canale 24 del Bangladesh ha trasmesso le immagini della folla che entrava di corsa nella residenza ufficiale, salutando la telecamera mentre festeggiava.
Secondo i testimoni, le grandi folle hanno abbattuto i blocchi stradali. Il quotidiano Business Standard stima la cifra dei manifestanti a circa 400’000. Ieri (domenica) almeno 94 persone sono state uccise in scontri in tutto il Paese, mentre oggi il bilancio delle vittime è già salito a 300, secondo un rapporto dell’AFP basato su dati della polizia, di funzionari e di fonti ospedaliere. “È arrivato il momento della dimostrazione finale”, ha dichiarato domenica Asif Mahmud, uno dei leader del movimento studentesco che sta dietro alle proteste, invitando a marciare attraverso la capitale.
Accesso a Internet interrotto
Domenica sera nel Paese è entrato in vigore il coprifuoco. Tutte le 3’500 fabbriche sono state chiuse e, secondo i fornitori e le organizzazioni di monitoraggio, lunedì è stato interrotto l’accesso a Internet in tutto il Paese.
Le proteste antigovernative nel Paese musulmano di 170 milioni di abitanti sono iniziate un mese fa: gli studenti, in un contesto di grave disoccupazione tra i laureati, chiedono l’abolizione di un sistema di discriminazione positiva che riserva una quota di posti di lavoro pubblici alle famiglie dei veterani dell’indipendenza. Parzialmente abolito nel 2018, questo sistema è stato ripristinato dai tribunali a giugno, infiammando il Paese, prima di una nuova retromarcia da parte della Corte Suprema a fine luglio.
Bangladesh, la premier Hasina si dimette
Telegiornale 05.08.2024, 12:30
ONU: “La violenza deve cessare”
“La scioccante violenza in Bangladesh deve cessare”, ha esortato domenica sera l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, preoccupato per la giornata di lunedì, quando “il movimento giovanile del partito al potere si è mobilitato contro i manifestanti”.
Ex ufficiali militari bangladesi hanno dato il loro sostegno ai manifestanti. In una presa di posizione altamente simbolica contro il Primo Ministro, un ex capo dell’esercito, il generale Ikbal Karim Bhuiyan, e molti altri ex alti ufficiali hanno chiesto il ritiro delle truppe dalle strade, sottolineando che la gente “non ha più paura di sacrificare le proprie vite”.
In diversi casi, soldati e polizia non sono intervenuti contro i manifestanti, a differenza del mese scorso.
Bangladesh nel caos
Telegiornale 05.08.2024, 20:00
Notiziario
Notiziario 05.08.2024, 11:00
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