"Zelensky ha poche carte in mano"

"L'Ucraina a questo punto non può fare molto, ma è un po' il problema ricorrente dal 2014 con l'annessione della Crimea e in fondo, in termini geopolitici, fin dalla fine dell'Unione Sovietica nel 1991". A parlare è lo storico dell'Università di Ginevra Eric Aunoble, specialista del Paese dell'Europa orientale. "L'Ucraina - dice - non è nelle condizioni di prendere delle decisioni, sono altri a prenderle al suo posto. In modo molto aggressivo ora lo fa la Russia, ma pure quando l'Occidente ha invitato Kiev ad avvicinarsi all'Unione Europea e all'Alleanza atlantica, poi in un certo senso si è preso gioco degli ucraini".

Il presidente Volodymyr Zelensky evoca la possibile rottura delle relazioni diplomatiche con Mosca, mentre il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg lo esorta a evitare provocazioni. "Zelensky, nella sua posizione, è obbligato a picchiare i pugni sul tavolo", spiega Aunoble, "ma chi dovrebbe appoggiarlo gli dice di non farlo troppo forte". Questo dimostra come "non abbia molte carte in mano. Era stato eletto sulla base di un programma di riappacificazione con la Russia, ma è stato preso in contropiede non solo dal Cremlino, ma da quei settori più nazionalisti in Ucraina che non volevano per esempio applicare gli accordi di Minsk".

C'è poi la questione del gas: la Germania ha sospeso l'autorizzazione al gasdotto Nord Stream 2, già completato ma non ancora in funzione. Anche in questo caso, Kiev dipende alla volontà di Berlino e "qui c'è un interesse più immediato: la conduttura attualmente in uso attraversa l'Ucraina e il diritto di transito costa a Mosca 2,5 miliardi di dollari all'anno. È un mezzo di pressione russo sugli ucraini e sui clienti europei, ma anche uno strumento di pressione nell'altro senso", ricorda Aunoble.

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