L’organizzazione che a Ginevra si batte contro l’antisemitismo, la CICAD, afferma che stampa e politici hanno reagito con troppo ritardo ai fatti di Zurigo (dove un ebreo ortodosso è stato accoltellato per strada) e chiede alla presidente della Confederazione, Viola Amherd, un piano d’azione immediato.
È grande a Ginevra l’amarezza di Johanne Gurfinkiel. Il segretario generale del Coordinamento intercomunitario contro l’antisemitismo non ha digerito la reazione tardiva al crimine antisemita di Zurigo. “Avrebbe dovuto immediatamente suscitare un‘ondata di indignazione. E invece ha prevalso la votazione popolare e la questione di una strategia contro l’antisemitismo è diventata d’attualità solo nelle ultime 24 ore”, dice Johanne Gurfinkiel segretario generale CICAD. “Ricordo che già nel 2023 ci sono stati quasi 1’000 atti antisemiti nella sola Svizzera romanda, un aumento del 68%, è colossale. Ci sono gli insulti, i tumulti, i graffiti, le minacce sui social, le porte sfondate, le buca lettere e gli appartamenti presi di mira. Questa è la realtà. Io mi aspettavo che i partiti politici federali si esprimessero in modo unanime per denunciare quello che è successo a Zurigo. In quanti l’hanno fatto finora?”.
“Non si attacca impunemente un cittadino perché è ebreo e con il pretesto della guerra in medio oriente. Certi politici fanno fatica a denunciare l’antisemitismo e a proporre soluzioni perché pensano che possano portare pregiudizio alla causa palestinese”, sostiene Gurfinkiel.
La soluzione è quella di aumentare le misure di sicurezza?
“Non è chiudendo in un bunker i cittadini svizzeri di confessione ebraica che si troveranno soluzioni per casi come quello di Zurigo - dice Gurfinkiel -. La presidente della Confederazione deve riunire d’urgenza i partner esperti della questione per proporre a breve termine una strategia e un piano d’azione che devono essere soprattutto orientati sulla prevenzione’‘.
E riguardo le richieste di intervento immediato e di prevenzione contro l’antisemitismo, la RSI ha intervistato il consigliere di Stato Norman Gobbi, responsabile del dipartimento istituzioni ticinese.
Come si stanno muovendo ora le autorità di fronte all’aumento di questi attacchi antisemiti?
“Questa situazione non è nuova e soprattutto dobbiamo ricordare quello che le Istituzioni hanno già fatto per tutelare le minoranze, in particolare quella ebraica, proprio perché dopo gli attacchi avvenuti in Francia alcuni anni fa, in Svizzera si è tematizzato questo tema. Soprattutto nell’ambito del rafforzamento delle misure di protezione attorno ai luoghi di culto, ma anche attorno ai quartieri che oltre Gottardo sono molto più presenti. Fortunatamente in Ticino questa situazione non è riscontrabile, visto che non sono state registrate grosse recrudescenze nel cantone”.
I servizi segreti svizzeri parlano di una minaccia terroristica elevata nel nostro Paese. soprattutto di attacchi di matrice jihadista... qual è la situazione in Ticino?
“Dopo il 7 ottobre comunque la minaccia rimane elevata, ma soprattutto la probabilità di passare all’atto violento è aumentata. Questo chiama le autorità cantonali ad essere maggiormente attente dal punto di vista dei presidi, dal punto di vista anche del flusso di informazioni. Fortunatamente in Ticino questo flusso di informazioni, ma anche il rapporto fiduciario che c’è tra la comunità ebraica e le autorità di polizia, è sempre funzionata bene...”.
L'opinione di Norman Gobbi
Telegiornale 05.03.2024, 20:00