Arrestata l'impiegata d'ambasciata

L'impiegata locale dell'ambasciata svizzera in Sri Lanka, che a fine novembre aveva denunciato di essere stata rapita e minacciata da estranei, è stata arrestata. Gli inquirenti di Colombo accusano la collaboratrice della rappresentanza elvetica di "falsificare prove" e di "aver suscitato disaffezione nei confronti del governo".

Secondo la diplomazia rossocrociata la donna era stata costretta a rivelare informazioni sul suo lavoro, il giorno dopo che un alto funzionario della polizia si era recato in ambasciata chiedendo asilo alla Confederazione. L'uomo stava indagando sul clan del presidente Gotabaya Rajapaksa e di suo fratello Mahinda (primo ministro ed ex capo dello Stato dal 2005 al 2015) tornato al potere un mese fa.

Il caso è al centro di un incidente diplomatico tra Berna e Colombo. Lo Sri Lanka mette in discussione il resoconto della donna che nelle scorse settimane è stata interrogata più volte. Per le autorità svizzere il caso è "molto grave" e costituisce "un attacco inaccettabile".

Il procuratore generale del paese asiatico ha chiesto alla polizia di arrestare l'impiegata e di portarla davanti alla giustizia. Secondo il DailyMirror online, al termine di un'udienza davanti ai giudici della Magistrate's Court della capitale, la dipendente locale del Dipartimento federale degli affari esteri è stata messa in detenzione preventiva fino al 30 dicembre.

Tramite un comunicato il Dipartimento federale degli affari esteri sottolinea che sta cercando con le autorità di Colombo un "modo comune e costruttivo per chiudere l'incidente" che mette in gioco la reputazione dello Sri Lanka. Un messaggio che lunedì l'ambasciatore svizzero ha portato direttamente al presidente che ha sentito telefonicamente. Berna si aspetta che la magistratura proceda nel rispetto della legga e tenga conto dello stato di salute del dipendente dell'ambasciata svizzera.