"Questa tassa sarebbe più utile. Però dovrebbe avere un livello tale che avremmo la rivoluzione sulla strada. Non la vogliamo". Parole della consigliera federale Doris Leuthard che alla RSI ha spiegato i motivi per i quali nel pacchetto presentato venerdì per lottare contro il surriscaldamento climatico e rispettare gli impegni assunti con l'Accordo di Parigi sul clima non figura la discussa tassa sul CO2 per la benzina, finora sempre rifiutata dalla politica.
In materia di traffico la Confederazione punta in primo luogo sullo sviluppo tecnologico. “Ogni anno sul mercato arrivano nuove macchine elettriche ed ibride. Sono a disposizione dei clienti e sta a noi scegliere quello che veramente emette meno CO2”, rileva la ministra dell’ambiente, dei trasporti e delle comunicazioni.
Chi continuerà a muoversi grazie ai carburanti fossili è comunque destinato a passare alla cassa. Il progetto prevede infatti che gli importatori di benzina e diesel dovranno compensare maggiormente le emissioni provocate dai prodotti che vendono. I prelievi fino al 2030 si situeranno tra 4 e 10 centesimi al litro e potranno essere integralmente ribaltati sui consumatori.
Salvare il clima rischia quindi di costare caro, ma non fare nulla sarebbe peggio per Doris Leuthard, il cui progetto ha immediatamente raccolto vibranti critiche di segno opposto. Secondo gli ambienti economici (Economiesuisse, USAM, proprietari fondiari, Swissoil) prevede misure considerate pericolose. Le associazioni ambientaliste (WWF e Alleanza clima) le ritengono invece non abbastanza coraggiose.
Diem/TG/ATS
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