Svizzera

Dieci svizzeri da rimpatriare

Sono nella regione cinese più colpita dal coronavirus e stanno tutti bene - Ancora nessun caso in Svizzera

  • 31 gennaio 2020, 15:58
  • Ieri, 20:02
01:21

RG 18.30 del 31.01.2020 Il servizio di Elisa Raggi

RSI Info 31.01.2020, 19:30

  • keystone
Di: sf/ATS 

Sono dieci i cittadini svizzeri, tutti in buona salute, che saranno rimpatriati dalla regione di Hubei, dove si sono registrati il maggior numero di casi di coronavirus, grazie a un secondo volo organizzato dalla Francia. Inizialmente si erano annunciati in 14 con la volontà di rientrare, ma tre persone hanno rinunciato preferendo rimanere nella zona fuori Wuhan in cui vivono e non dover affrontare il viaggio, mentre un'altra non potendo prendere con sé il nipote cinese per i criteri definiti da Pechino. Lo ha comunicato l'Ufficio federale della sanità pubblica, secondo il quale per il momento non vi sono casi confermati di contagio in Svizzera.

00:24

Coronavirus, la situazione in Svizzera riassunta da Daniel Koch dell'UFSP

RSI Info 31.01.2020, 18:04

Non è ancora chiaro quando i 10 elvetici, che devono recarsi al punto di raccolta con i loro mezzi, arriveranno in Francia, probabilmente nella serata di sabato. Una volta atterrati a Marsiglia dovranno restare in quarantena per 14 giorni, periodo massimo di incubazione della malattia.

In totale sono circa 4'000 i cittadini svizzeri presenti in Cina e a Hong Kong, secondo i dati del Dipartimento federale degli affari esteri. Le autorità per il momento non prevedono un rimpatrio generale.

01:19

RG 12.30 del 31.01.20: il servizio di Gian Paolo Driussi

RSI Info 31.01.2020, 15:57

  • Keystone

Come si gestisce la comunicazione?

Non sono mancate, in questi giorni, le critiche legate alla gestione della comunicazione rivolte sia all'Organizzazione mondiale della sanità (per alcuni troppo titubante, per altri esagerata nel dichiarare l'emergenza internazionale), sia all'Ufficio federale di salute pubblica (che nella sua prima conferenza stampa ha fornito dati non aggiornati e che secondo alcuni ha aspettato troppo per attivare una hotline). Ma come si gestisce la comunicazione in casi così complessi? E quanto sono pertinenti queste critiche? Lo abbiamo chiesto a Emiliano Albanese, professore di salute pubblica alla Facoltà di scienze biomediche e direttore del nuovo istituto di salute pubblica dell'Università della Svizzera italiana.

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