Il Consiglio degli Stati ha seguito il Nazionale e autorizzato esami cromosomici di depistaggio in caso di fecondazioni in vitro. I genitori potranno così venire a conoscenza non solo della presenza di malattie ereditarie gravi come la mucoviscidosi, ma anche di eventuali anomalie come la trisomia 21 (o sindrome di Down). La decisione è stata adottata con 27 voti contro 18, malgrado i timori di derive eugeniste espressi da esponenti di UDC e PPD.
La diagnosi preimpianto è effettuata sull'embrione prima che sia inserito nell'utero della madre, mentre quella prenatale sul feto in corso di gravidanza. Quest'ultima oggi è già permessa in Svizzera, un'incoerenza che la maggioranza non ha mancato di far notare, sottolineandone i rischi: quello di aumentare gli aborti e quello di incitare al turismo della FIVET (la sigla della fecondazione in vitro) verso paesi dalla legislazione meno restrittiva.
La Camera alta non ha invece ceduto del tutto sul numero di embrioni sviluppabile per ogni tentativo, fissando un tetto a 12 (oggi è di 3). Quella dei cantoni auspicava una libertà totale.
pon/ATS
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