Statuto S

Il Governo vuole incoraggiare più ucraini a lavorare

In futuro dovrebbero poter cambiar Cantone per accettare un impiego. Attualmente il 29,7% lavora (ma appena il 14% in Ticino). L’obiettivo del 2024 era di arrivare al 40%

  • Oggi, 17:03
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Quello della ristorazione e dell'albergheria è uno dei settori in cui lavora il maggior numero di ucraini

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Di: ATS/pon 

I titolari di uno statuto di protezione S, quello concesso in Svizzera agli ucraini in fuga dalla guerra, in futuro avranno il diritto di cambiare Cantone, il che consentirà loro di accettare un impiego ovunque nel Paese. Per ridurre gli ostacoli amministrativi, l’attuale obbligo d’autorizzazione per l’avvio di un’attività sarà convertito in un semplice obbligo di notifica. Inoltre, i disoccupati fuggiti dall’Ucraina dovranno essere annunciati al servizio pubblico di collocamento. Anche le persone bisognose di protezione potranno essere obbligate a partecipare a misure d’integrazione o reintegrazione professionale.

Sono queste alcune modifiche legislative messe in consultazione mercoledì dal Consiglio federale in occasione della sua seduta settimanale. Il Governo vuole così incoraggiare potenziali lavoratori a impegnarsi ancora di più nella ricerca di un impiego.

Alla fine del 2024, secondo i dati diffusi una decina di giorni fa dalla Segreteria di Stato della migrazione, erano registrati nella Confederazione 68’070 beneficiari dello statuto S, circa 2’000 in più rispetto a 12 mesi prima. In gennaio, ultimo dato disponibile, si è saliti ulteriormente a 68’411 (il trend all’insù è ininterrotto dal maggio 2024), di cui cui 41’959 potenzialmente attivi (fra i 18 e i 64 anni di età).

Nel confronto del 2023 risulta cresciuta anche la proporzione di quanti hanno trovato un posto di lavoro, il 29,5% a fine 2024, il 29,7% in gennaio. Si sale attorno al 38% fra quanti sono arrivati nei primi mesi del conflitto, quindi da ormai quasi tre anni. Ci sono significative differenze fra i Cantoni: il tasso di occupati in Ticino è per esempio appena del 14%.

Inoltre, e così si spiega anche il nuovo intervento normativo, l’evoluzione è molto più lenta di quanto la Confederazione auspicasse. Per la fine del 2024 era stato fissato infatti un obiettivo del 40%.

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