Dopo Berna, anche Bruxelles ha avviato le consultazioni interne in vista di nuovi negoziati bilaterali. Per il responsabile europeo delle trattative, il momento è incoraggiante, ma i dettagli delle linee rosse fissate dall’Unione europea ancora non sono noti, ed eventuali nodi possono ancora venire al pettine. Quello che tuttavia si può dire, è che Svizzera e UE tornano a parlarsi.
Sulle future trattative, il Radiogiornale ha quindi sentito il segretario di Stato del Dipartimento degli Affari Esteri Alexandre Fasel, persona di collegamento fra il Consiglio federale, il Dipartimento affari esteri e il capo negoziatore elvetico Patric Franzen.
Della sua prima visita a Brussel, meno di tre mesi fa, per rilanciare i negoziati, Alexandre Fasel ricorda un ambiente di diffidenza nei confronti della Confederazione dopo i fallimenti degli ultimi anni. Un ambiente, in poco tempo, cambiato, spiega ai nostri microfoni: “Penso che questa diffidenza sia sparita e questo perché abbiamo portato sul tavolo un dossier concreto e perché dalle due parti si capisce che la possibilità di essere pragmatici ci sia veramente. Sia il Consiglio federale, sia la Commissione europea hanno definito dei progetti in un mandato negoziale, e questo dimostra che la dinamica sta andando nella giusta direzione”.
Maturata esperienza con il fallimento delle prime due tornate di bilaterali, questa volta dalle due parti l’approccio è diverso, continua il segretario di Stato: “Un negoziato resta un negoziato. Il testo che riassume lo stato delle discussioni dovrà ora essere tradotto in termini giuridico-legali, dunque dei trattati internazionali, e qui il diavolo può nascondersi nei dettagli: saranno negoziati, precisi, difficili...non posso escludere sorprese. Ci sarà molto lavoro da fare”.
Un lavoro anche interno, poiché “i colloqui preliminari sono iniziati da tempo sotto la supervisione dei vari dipartimenti federali, e non ci si fermerà di certo qui. Durante tutto il percorso negoziale ci sarà queto accompagnamento interno che include anche i partner sociali”.
Quanto fatto a livello internazionale, conclude Alexandre Fasel, deve avere riscontro a livello interno ed essere applicato con coinvolti tutti gli attori interessati.