Il Tribunale delle assicurazioni sociali di Zurigo ha dato parzialmente ragione a Uber nella vertenza inerente al pagamento dei contributi sociali per i suoi autisti che la SUVA, nel gennaio 2017, aveva richiesto al gruppo californiano, considerato al pari di un normale datore di lavoro e non una piattaforma tecnologica.
In base alla sentenza, che risale al 10 giugno ed è stata comunicata lunedì, la principale difficoltà è legata al fatto che tutti i contratti e i flussi di denaro dell’azienda che offre servizi di trasporto sono registrati presso due società con sede ad Amsterdam e “non è accertato” che i collaboratori abbiano un rapporto contrattuale con la filiale svizzera.
Spetta ora all’istituto nazionale di previdenza contro gli infortuni chiarire se le due società olandesi possano essere considerate come un comune “principale”.
ATS/MarGù