Svizzera

USS: “Lavoro femminile va valorizzato, non disprezzato”

La scarsa considerazione di settori professionali a prevalenza femminile “è origine di ineguaglianza” – I sindacati chiedono un salario di 5'000 franchi e la tredicesima assicurata

  • 16 maggio 2023, 11:18
  • 13 novembre, 16:06
Di: ATS/dielle 

Il disprezzo per gli impieghi considerati come tipicamente femminili è all'origine dell'ineguaglianza salariale fra uomini e donne. È la conclusione a cui giunge un'analisi dell'Unione sindacale svizzera (USS).

Non è quindi solo l'aumento del lavoro a tempo parziale delle donne a determinare la disparità salariale, ha dichiarato l'USS in una conferenza stampa.

Secondo i risultati dell'analisi, le retribuzioni orarie nelle professioni in cui lavora la maggioranza delle donne sono inferiori alla media di tutti gli impieghi in Svizzera. Quattro donne su dieci guadagnano meno di 5’000 franchi lordi al mese e, di queste, il 25% ha addirittura una retribuzione inferiore a 4’500 franchi al mese, anche se ha un Certificato federale di capacità (CFC) o un diploma professionale.

Anche la tredicesima è causa di disparità

La percentuale di donne che percepiscono una tredicesima nel settore del commercio al dettaglio o in quello dell'assistenza (infermieristica e non), denuncia poi l’USS, è inferiore a quella degli uomini.

Ad ogni modo sul totale di tutte le professioni, circa l'80% dei dipendenti riceve una mensilità aggiuntiva ogni anno. Fanno però eccezione parrucchieri ed estetiste, dove questa percentuale è del solo 8%.

I sindacati puntano il dito anche contro le politiche degli aumenti nei settori a prevalenza femminile, citando l’esempio dell'industria alberghiera, dove le lavoratrici cinquantenni guadagnano in media quanto le loro colleghe ventenni.

5'000 franchi minimo

"Il declino dei salari nei settori a prevalenza femminile deve finire", afferma Natascha Wey, vicepresidente dell'USS, citata nel comunicato.

L'USS chiede pertanto un'analisi approfondita della situazione e salari minimi di 5’000 franchi, e questo per tutte le professioni cosiddette "femminili".

"Inoltre, l'assistenza all'infanzia deve essere organizzata come servizio pubblico, in modo da rendere possibile una più equa distribuzione del lavoro retribuito e non retribuito tra uomini e donne", conclude l'USS.

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