È un inizio di anno scolastico particolare quello che si sta vivendo alla scuola cantonale di commercio di Bellinzona, sede che conta oltre 1’000 allievi e numerosi docenti che oggi - come gli altri 50’000 alunni e gli oltre 6’000 insegnanti in Ticino - sono tornati in classe. La scuola è ripartita - come fu sei anni fa - dopo essere stata scossa, il 3 giugno, da un episodio finito con un massiccio intervento di polizia, l’evacuazione della sede e un’inchiesta penale della magistratura dei minorenni a carico di due giovani. L’autore delle minacce a una docente con una pistola, poi rivelatasi finta - come emerso nelle scorse settimane - ha scelto di proseguire gli studi altrove. Pochi giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico, abbiamo incontrato il direttore Walter Benedetti per capire come l’istituto si sia preparato alla ripresa della scuola, alla luce anche dei timori e del disagio espressi a metà giugno, durante un incontro di debriefing, da alcuni membri del corpo insegnante. Preoccupazioni poi messe nero su bianco anche in una lettera alla direzione e al DECS.
Lunedì scorso la questione è stata affrontata nuovamente nel corso di una riunione plenaria alla quale hanno partecipato anche la consigliera di Stato Marina Carobbio e uno psicologo. “È chiaro che con l’inizio dell’anno scolastico nuovo alcune preoccupazioni da parte di alcuni colleghi sono ancora emerse. Però niente di molto grave” rileva il direttore Benedetti. “Il nostro compito in queste giornate e nelle prime settimane è quindi monitorare l’inizio dell’anno scolastico per eventuali reazioni da parte dei docenti, ma anche degli allievi e se sarà necessario intervenire in questo senso per accompagnare sia allievi sia insegnanti in questo anno scolastico che oggettivamente è un po’ diverso rispetto all’usuale”. Il direttore descrive un clima buono, positivo. Non è però escluso che il ritorno in classe possa far emergere determinati vissuti emotivi, anche a distanza di alcuni mesi. “L’estate probabilmente ha aiutato perché l’emotività si è un po’ affievolita anche grazie alle vacanze. È vero che quando gli eventi si sono verificati a giugno si vedeva dietro l’angolo la fine dell’anno scolastico. Adesso invece l’anno comincia per cui per alcuni magari questo potrebbe essere una difficoltà aggiuntiva perché bisogna gestire non per una settimana ma per 9-10 mesi la scuola, le classi, eccetera. Quello che abbiamo visto però in queste prime ore ci lascia ben sperare ed anche alcune esternazioni di fragilità sono già state un po’ ridimensionate, fondamentalmente col dialogo. Si è trattato di esternazioni di paura, da un lato, nell’affrontare ancora la scuola come insegnanti e anche nel come affrontare gli allievi, cosa spiegare loro nel caso in cui venisse fuori una domanda o ci fosse una fragilità in questo senso. Abbiamo fatto un incontro anche con i docenti in plenaria e questo ha comunque aiutato a tirar fuori un po’ le paure a dare una risposta a questi timori. In primis c’è stata l’opportunità di confrontarsi anche tra colleghi, di condividere delle sensazioni e anche un modus operandi da applicare per lo meno nelle prime ore con gli allievi, nel caso in cui venissero fuori, come dicevo prima, delle fragilità o dei timori”.
Il direttore spiega che risorse come i mediatori presenti in sede sono sempre disponibili e conosciuti dagli allievi. Ma se necessario si potrà far capo anche a enti esterni, tra cui ad esempio il servizio medico psicologico.
Il punto con il DECS su protocolli e correttivi
Dal canto loro, i neocapi della Sezione insegnamento medio superiore del DECS Désirée Mallè e Mattia Pini, entrati in carica il 1. settembre con la formula del job sharing, sottolineano che “l’impatto emotivo è stato forte, e questo ha fatto sì che fossero messe in atto immediatamente delle misure, ma nel corso dell’estate sono state attivate altre risorse, delle misure di accompagnamento, con delle figure anche professionali che possono agire e aiutare a diversi livelli. Già a gennaio, quindi prima del 3 giugno, era stato richiesto alla sezione dell’insegnamento medio superiore di attivare un’antenna per gli eventi traumatogeni e questa dovrà essere a disposizione entro la fine dell’anno scolastico 2024-2025. A questo scopo, negli scorsi mesi è stato istituito un gruppo strategico per gli eventi critici nelle scuole che tenga conto sia della Divisione della scuola sia della Divisione della formazione professionale, includendo anche degli esperti esterni. Un obiettivo è offrire anche delle proposte di formazione per i docenti, per fare in modo che sappiano cogliere anche negli allievi e nelle allieve i segnali critici che potrebbero poi potenzialmente diventare pericolosi”. Questa vicenda - sottolineano - ha inoltre posto delle riflessioni per quanto concerne questioni logistiche e si è riflettuto anche sull’evacuazione, nell’ottica di migliorare. Anche in questo caso, per dei correttivi, l’orizzonte temporale è la fine dell’anno scolastico che si è appena aperto.