Lugano oggi e domani è al centro dell'Europa. Ha preso avvio al Palazzo dei Congressi la Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina. In città sono attesi oltre mille partecipanti. A rappresentare la Svizzera, oltre al presidente della Confederazione Ignazio Cassis, sono presenti anche la consigliera federale Simonetta Sommaruga e la presidente del Consiglio nazionale Irène Kälin. E per la città di Lugano il sindaco Michele Foletti, che abbiamo intervistato:
Cosa porta questa conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina a Lugano?
“Anzitutto permette alla città di dare il suo piccolo contributo per il futuro dell’Ucraina. Ma porta anche esperienza organizzativa e nella collaborazione tra le varie polizie: comunale, cantonale e federale. E soprattutto spero che possa portare una buona immagine alla nostra città, non solo in questi giorni, ma anche in futuro. Perché se verrà sottoscritto il protocollo, che resterà in vigore per diversi anni, ogni anno che si terrà una conferenza sull’Ucraina sarà basata proprio sul documento firmato a Lugano”.
Per Lugano è una prima internazionale di questo livello. Crede che in futuro ci possano essere altri eventi di questo genere? Potrebbe essere un primo passo, per seguire in futuro l’esempio di Ginevra?
“È una speranza. Vedremo alla fine di questa due giorni quali saranno le conclusioni ed il bilancio dell’esperienza vissuta in Ticino dal Dipartimento degli affari esteri e dal Consiglio federale. E se dovessero essere soddisfatti non è detto che in futuro qualche conferenza internazionale a livello diplomatico possa tenersi anche a Lugano”.
Il prestigio di una conferenza internazionale viene anche dai nomi. Ci sono la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il primo ministro ucraino Denys Shmyhal e tre premier - quello slovacco, quello ceco e quello lituano - ma nessun capo di Stato delle nazioni più grandi ed influenti. Si aspettava di più?
“No. Credo che l’importante sarà capire, martedì sera alla fine della conferenza, quali saranno i contenuti del protocollo di Lugano. Più che la forma, quello che conta ora per il futuro dell’Ucraina è la sostanza. Si lavora alla preparazione di questa Conferenza da un anno. E si è dovuto cambiare in corsa il target, ma penso che vedremo un lavoro sostanzioso che permetterà al paese di ricostruirsi. E questo non solo fisicamente, nel senso di strade e case. Ma anche di ricostruire il suo sistema istituzionale, giudiziario e sociale; per portare l’Ucraina il più velocemente possibile ad essere un paese paragonabile alle democrazie che conosciamo”.
Concretamente secondo lei cosa potrà fare la Svizzera in questa ricostruzione?
“Ne ho parlato con l’ambasciatore ucraino in Svizzera Artem Rybchenko e penso che possiamo portare dei modelli di governabilità basati su una democrazia molto spinta che all’Ucraina in questo momento piace. Non per nulla c’è la presenza a Lugano del presidente del parlamento ucraino Ruslan Stefanchuk. Il loro Parlamento, rispetto ad altri Stati dell’ex federazione russa, ha un’importanza decisamente maggiore. E questa è stata una precisa volontà dell’Ucraina. Quindi penso che qualche buon esempio, come Svizzera, possiamo darlo”.
Sul fronte della sicurezza e della viabilità, come sta andando?
“Non ci sono stati problemi, né logistici, né di traffico. E’ anche vero che, visto che i media ticinesi hanno paventato grandi ingorghi, forse in molti oggi hanno preferito il telelavoro”.
Conferenza e neutralità svizzera: secondo lei i ticinesi hanno capito che sono compatibili?
“Credo di sì. Anche perché ritengo che non bisogna confondere neutralità con indifferenza. Si può essere neutrali e al contempo essere attenti a ciò che capita nei paesi che sono in guerra. E quindi dare il nostro sostegno ai paesi che vengono aggrediti. Dare le nostre competenze. Ma evidentemente rimanendo neutrali dal punto di vista bellico. Che è quello che la Svizzera sta facendo”.
Joe Pieracci
Al via la Conferenza sull'Ucraina
Telegiornale 04.07.2022, 14:30