Ticino e Grigioni

Chiesa e abusi, anche la giustizia ticinese si muove

Il procuratore generale Pagani alla RSI: “Ci siamo dati due settimane per studiare a fondo il rapporto sugli insabbiamenti”; “Pronti a ricevere qualsiasi vittima disposta a farsi avanti”

  • 22 settembre 2023, 18:03
  • 25 settembre 2023, 10:18

Abusi del clero, si muovono le procure

RSI New Articles 22.09.2023, 18:23

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Di: FrCal/ludoC

La giustizia ticinese non rimane indifferente in merito al rapporto prodotto dall’Università di Zurigo sui presunti insabbiamenti di casi di abuso commessi negli anni da sacerdoti della Chiesa cattolica. Il procuratore generale Andrea Pagani alla RSI spiega che: “il Ticino non è insensibile all’argomento; ci siamo già riuniti con la polizia cantonale e ci siamo dati due settimane di tempo per approfondire lo studio, per evitare di scontrarci col fatto che Zurigo potrebbe aver fatto luce su casi che sono già stati giudicati dalla giustizia ordinaria. Se così fosse, non potremmo indagare una seconda volta”.

“Voglio sottolineare – aggiunge però il procuratore generale – che circa un anno fa avevo chiesto la riapertura degli archivi del Tribunale penale proprio per permettere agli studiosi di Zurigo di verificare i casi che stavano inchiestando”.

Il rapporto afferma che, anche in Ticino, potrebbero essere stati distrutti dei documenti compromettenti: le ipotesi di reato sui cui indagare sarebbero quindi distruzione di documenti e favoreggiamento. Pagani, ai nostri microfoni, sottolinea però che “sono sì reati perseguibili d’ufficio, ma lo studio in questione fa riferimento a distruzioni di documenti avvenute la prima nel 1995, la seconda nel 1999”. Si tratterebbe quindi di reati ampiamente prescritti stando al Codice penale. “Non possiamo indagare” su queste fattispecie, conferma il magistrato.

Per quanto riguarda gli abusi veri e propri, “per aprire un procedimento penale dobbiamo avere sufficienti indizi di reato – prosegue il procuratore generale –. E per aprire un’istruzione penale, dobbiamo avere a disposizione una vittima in carne e ossa che ci racconti quando sono successi i fatti, per verificare che non siano prescritti, come sono successi e chi è il potenziale autore”. In questo senso, sottolinea il magistrato, “siamo pronti a ricevere qualsiasi vittima che farà avanti. Interverremo immediatamente”.

Si è fatto avanti qualcuno in questo periodo? “Dopo la conferenza stampa della Diocesi di Lugano e la presentazione dello studio, nessuno si è ancora fatto vivo”, risponde il procuratore generale, ripetendo che il documento prodotto da un team di storici indipendenti che tanto sta facendo discutere verrà letto fino in fondo: “È nostro compito istituzionale verificare se vi siano elementi per aprire un’istruzione penale. Occorre però allinearsi a livello nazionale per avere un’unità di prassi nell’affrontare dei casi complessi e/o datati. Per poter aprire qualche coperchio di pentola non ancora aperto”. Per farlo, rivela Pagani, “prenderemo contatto con Zurigo già la prossima settimana.

Lo studio

Lo scorso 12 settembre è stato presentato un rapporto di 136 pagine secondo il quale negli anni si sono verificati insabbiamenti di casi, trasferimenti di preti, distruzioni di documenti, casi di testimonianze non ascoltate e di vittime colpevolizzate o isolate. In una parola: omertà.

Lo studio è stato realizzato grazie all’accordo raggiunto dalla Conferenza dei vescovi svizzeri, la Conferenza delle unioni degli ordini religiosi e altre Comunità di vita consacrata in Svizzera, la Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera e il Dipartimento di storia dell’Università di Zurigo, che ha messo a disposizione un gruppo di storici indipendente.

Gli abusi sessuali documentati sono oltre mille. Lo studio ha fatto emergere un quadro molto chiaro di come nei decenni gli abusi all’interno delle istituzioni religiose siano stati gestiti dalle sei diocesi svizzere e non solo. E nessuna delle sei diocesi nazionali ne esce bene, Lugano compresa.

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