Olga e Svetlana sono di Ozera, una cittadina nel nord dell'Ucraina, a pochi chilometri da Bucha e della capitale Kiev. E ci raccontano come - con tre figli - dopo più di due settimane nascosti al freddo in una cantina - e malgrado la loro zona fosse occupata dai ceceni di Kadirov - sono riusciti tutti assieme a mettersi in salvo.
"I ceceni ci dicevano di lasciare l’Ucraina e andare via: in Russia o in Bielorussia. Ma avevamo fame e siamo andati da una vicina, in giardino, a mangiare una minestra. In quel momento hanno bombardato la nostra casa. Siamo vivi per miracolo", spiegano ai microfoni della RSI.
"Abbiamo preso una macchina, l’ultima funzionante nel quartiere. Davanti si sono sedute le donne con i bambini: li tenevamo in maniera di poterli abbassare e proteggere, nel caso ci avessero sparato. Ci siamo uniti ad una colonna di auto in fuga. E avevamo molta paura perché altri convogli erano stati colpiti. Ma fuggire era l’unica possibilità che avevamo per restare in vita", spiegano. "Abbiamo superato diversi posti di blocco. E ad un certo punto ci siamo staccati dal convoglio e ci siamo persi nei campi, per 5 ore. In seguito abbiamo incontrato un battaglione di ucraini che ci ha indicato la via verso la Polonia".
Da qualche settimana Olga, Svetlana e i tre bambini sono in Ticino. "Qui è bellissimo, ma noi speriamo di vincere la guerra e di tornare a casa", ammettono. "Ora - concludono - stiamo seppellendo i nostri morti, ma l'Ucraina è la nostra terra, la nostra casa. E ci torneremo perché la amiamo".
Da Bucha al Ticino
Telegiornale 27.04.2022, 20:00